La Repubblica turca, nata dopo la prima guerra mondiale e ridotta negli attuali confini con il Trattato di Sèvres del 1920, è stata animata fin dall’inizio da un acceso nazionalismo e dalla diffidenza verso i «diversi» (curdi, alevi, non-musulmani). Recentemente si comincia ad aprire al pluralismo, con R. T. Erdogan, presidente dal 2002, ma rimangono resistenze che colpiscono, ad esempio, gli studenti non-musulmani, o i musulmani non osservanti, ma anche i cristiani. L’attuale apertura, ancora parziale, ma che si è manifestata anche con i primi riconoscimenti della responsabilità nell’eccidio degli armeni del 1915, è facilitata dal processo in corso per l’adesione all’Unione Europea. L’Autore insegna nelle Università cattoliche di Namur e di Lovanio.
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LA TURCHIA E LE SUE MINORANZE

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