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Il ragionamento giuridico, cioè quel percorso logico che presiede alla nostra osservanza e applicazione delle leggi, può essere condotto «per regole» o «per princìpi». Ragionare per regole significa mettere il caso particolare di fronte alla norma che quel caso è chiamata a disciplinare e trarne un’unica conclusione: l’applicazione della norma al caso. Ragionare «per princìpi» significa invece arricchire il quadro con altri elementi: il fine che quella norma intende perseguire, e perciò la sua ragione profonda; e il contesto, ovvero la situazione reale e vitale della persona che attende il giudizio. Nel diritto canonico il ragionamento per princìpi assume una rilevanza ancora maggiore che in quello statuale, perché non esiste una Costituzione nel ruolo di norma sovraordinata, ma sono il diritto divino e quello naturale a fondare il sistema canonistico e a orientare il suo agire.