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Cultura e società

HERO

Virgilio Fantuzzi

1 Gennaio 2005

Quaderno 3709

a cura di V. FANTUZZI

Hero (Cina, 2002). Regista: ZHANG YIMOU. Interpreti principali: J. L. Lian-jie, T. L. Chiu-wai, M. C. Man-yuk, C. Daoming, Z. Ziyi.

Nel IV secolo avanti Cristo la Cina era divisa in sette regni distinti. Una lotta senza quartiere, che oppone regno a regno, mette a soqquadro l’intero territorio prima che Quin Shi Huangdi, re del Quin, sottometta i regni di Chu e di Qi, giungendo a unificare per la prima volta nel 221 a. C. l’impero cinese. Il film Hero, realizzato da Zhang Yimou in Cina con capitali americani, racconta la fase finale di questo conflitto. Il film appartiene al genere wuxiapian, equivalente al nostro «cappa e spada». In Oriente si dice che un regista cinematografico non è tale se non si cimenta prima o poi con un film in costume con acrobatici duelli nei quali all’abilità dello spadaccino si unisce l’eleganza del danzatore.

Tra un affondo e l’altro i duellanti fendono l’aria con lame affilate come rasoi, tagliano a metà una foglia mossa dal vento, spaccano in due una goccia d’acqua se il duello si svolge sulla superficie di un lago, fanno perno con la punta appoggiandola sul pelo dell’acqua per lanciarsi in fantasmagoriche evoluzioni. Siamo evidentemente fuori dalla realtà. I combattenti non avvertono il peso del loro corpo. Più che con la forza fisica lottano con l’energia del pensiero. Ciò che il film racconta non è né storia né leggenda, ma la trascrizione in immagini di un racconto orale fatto per trarre in inganno l’ascoltatore o per suggerirgli un percorso che potrebbe condurlo verso una verità altra, che egli potrà raggiungere soltanto se sarà capace di reperire le labili tracce che gli vengono offerte e di interpretare in maniera corretta gli indizi che riesce a scorgere. Se di film di azione si tratta, non si deve pensare a qualcosa di prevedibile e scontato, come avviene di solito nei film occidentali di avventura. Siamo a cavallo tra il pirandelliano Così è, se vi pare e Rashomon (1950) di Akira Kurosawa.

Il misterioso guerriero Senza Nome, che si spaccia per un oscuro funzionario di provincia, affronta e sconfigge tre pericolosi assassini: due uomini (Cielo e Spada Spezzata) e una donna (Neve Volante) che attentano alla vita del futuro imperatore. Si presenta a corte per ottenere il meritato compenso. A nessuno dei sudditi è concesso, pena la morte, di oltrepassare il limite di cento metri di distanza dal sovrano. A Senza Nome, che racconta come ha sfidato e vinto i tre sicari ritenuti imbattibili, viene concesso di brindare con il re prima a cinquanta metri di distanza, poi a venti metri e infine a dieci. La versione dei fatti riferita da Senza Nome (illustrata dalle immagini del film) è però smentita dal re, che dispone di altre fonti di informazione. Senza Nome sarebbe non avversario, ma complice dei tre assassini, i quali avrebbero accettato di essere da lui battuti in duello per consentirgli di avvicinarsi al trono e uccidere il re.

Quale delle due versioni dei fatti è quella vera? Né l’una, né l’altra. Negli scontri con i tre contendenti Senza Nome ha appreso che l’uso della spada, che richiede la perizia di un grande artista, può accordarsi di volta in volta con il suono di uno strumento musicale o con la penna di un calligrafo. «Sotto un unico cielo», è una frase che in cinese si scrive con due soli caratteri. Quei caratteri Senza Nome li ha visti scrivere per decine di volte sulla sabbia, sempre con modalità diverse, dallo spadaccino calligrafo Spada Spezzata. È questa la lezione che ha assimilato mentre servendosi del braccio metteva in comunicazione la mente con la spada e viceversa.

Ora che Senza Nome è giunto a dieci passi dal re, non gli sarebbe difficile ucciderlo (come il film dimostra) né gliene mancherebbero i motivi (proviene dal regno di Chu dove la sua famiglia è stata sterminata nel corso di una razzia per ordine del sovrano che adesso gli sta di fronte). All’ultimo momento però Senza Nome rinuncia al suo proposito. Capisce che il progetto del re del Quin, pur essendo molto dispendioso in termini di vite umane, ha lo scopo di risparmiare indicibili sofferenze nei futuri millenni al popolo cinese pacificato al suo interno e difeso dai pericoli esterni con la Grande Muraglia che il nuovo imperatore non mancherà di far costruire. Senza Nome rinuncia alla vendetta e decide di sacrificarsi per un ideale più alto realizzando in questo modo la definizione di eroe: colui che è capace di dare la vita per il bene degli altri.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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HERO

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


1 Gennaio 2005

Quaderno 3709

  • pag. 105
  • Anno 2005
  • Volume I

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Cinema

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