a cura di V. FANTUZZI
Belle toujours (Francia, 2006). Regista: MANOEL DE OLIVEIRA. Interpreti principali: M. Piccoli, B. Ogier, R. Trepa, L. Baldaque, J. Buisel.
Presentato alla recente Mostra del cinema di Venezia, dove il suo autore, Manoel de Oliveira «patriarca» del cinema portoghese (compirà 98 anni il prossimo 12 dicembre), è stato salutato con una standing ovation al termine della proiezione, Belle toujours si propone come la prosecuzione ideale (39 anni dopo) del film di Luis Buñuel Belle de jour, vincitore del «Leone d’oro», sempre a Venezia, nel 1967. Oliveira avrebbe voluto come protagonisti gli stessi attori che avevano lavorato nel film di Buñuel (Catherine Deneuve e Michel Piccoli). Inspiegabilmente, però, la Deneuve ha rifiutato di sottoporsi al confronto diretto tra quello che è adesso e quello che era stata all’inizio della sua carriera. Il regista l’ha sostituita con Bulle Ogier, attrice che appare in diversi film di Jacques Rivette e ha recitato sotto la guida di Buñuel ne Il fascino discreto della borghesia (1972).
Forse non tutti i lettori ricordano cosa accadeva nel film di Buñuel. Séverine (Deneuve), moglie inibita di un giovane medico (Jean Sorel), si libera progressivamente dei complessi dovuti a un’educazione repressiva abbandonandosi a fantasie sadomasochiste. Immagina di occupare il tempo libero, che rende interminabili i suoi pomeriggi di nullafacente, andando a «lavorare» tutti i giorni, dalle 2 alle 5, in una casa di appuntamenti dove si fa chiamare «Bella di giorno» e dove incontra un campionario assortito di «clienti» dediti alle più stravaganti perversioni. Si tratta di un gioco, tenuto da Buñuel sul filo di una garbata ironia. Il trucco consiste nel non indicare mai con chiarezza fin dove arriva la sfrenata immaginazione di Séverine e dove comincia la realtà. Un film che si diverte a tenere lo spettatore sulla corda tesa e si propone come occasione per riflettere sulla inafferrabile natura del cinema, perennemente sospeso tra attività onirica e vita cosciente.
Michael Piccoli impersona nel film il ruolo di un amico di famiglia, che rappresenta l’anello di congiunzione tra l’ambiente per bene, nel quale Séverine vive effettivamente, e quello equivoco, che immagina di frequentare. Nel film di Oliveira lo stesso Piccoli torna per riferire una sua versione dei fatti accaduti in Belle de jour. Parlando con un barman (Ricardo Trepa), Husson (è il personaggio interpretato da Piccoli), tra un whisky e l’altro (doppio e senza ghiaccio) racconta di una donna, giovane e affascinante, che però aveva un difetto. «Dissimulava — come lui dice — il suo masochismo, ma lo faceva soltanto per mascherare il suo sadismo». Il giovane barman ascolta con aria incredula le rivelazioni dell’anziano bevitore, secondo il quale la donna «amava suo marito, ma stranamente era spinta da questo amore a tradirlo di nascosto». La sua aspirazione più alta sarebbe stata quella di tradire il marito con il suo amico più intimo, cioè lui.
Husson incontra Séverine a un concerto. La perde di vista e non si dà pace finché non riesce a ritrovarla. Alla fine lei accetta un invito a cena perché spera che quell’uomo le chiarisca un dubbio che da alcuni decenni la tormenta: Husson ha o non ha rivelato a suo marito ciò che riteneva di conoscere sul conto della doppia vita della moglie? Al colloquio tra i due assiste impertubabile un gallo, la cui presenza risulta del tutto incongrua tra i velluti del locale riservato dove Husson ha fatto preparare una cena a lume di candela. In questo modo Oliveira rende omaggio al «surrealista» Buñuel e al suo sceneggiatore Jean-Claude Carrière.
A circa 40 anni di distanza, Husson incontra una Séverine diversa da quella che aveva conosciuto nell’altro film. La giovane moglie dalla fantasia sovreccitata ha ceduto il posto a una vedova virtuosa. Husson le regala una scatola: la stessa che, aperta, aveva suscitato il turbamento della giovane Séverine in una scena di Belle de jour. Nessuno tra gli spettatori di quel film ha mai saputo quale fosse il contenuto della scatola. Lo stesso accade agli spettatori di Belle toujours. Una delusione analoga spetta alla donna che, con il passare degli anni, ha perduto molti dei vizi che aveva, ma non quello della curiosità. Husson non le dirà se suo marito ha saputo, prima di morire, in quale modo la moglie tentava di reagire contro la sua innata timidezza. Come non sapremo se Séverine tradiva il marito con le azioni o soltanto con il pensiero, allo stesso modo sembra inutile chiedersi, alla fine di Belle toujours, se il vecchio Husson, incallito trangugiatore di whisky, ha veramente incontrato dopo tanto tempo Séverine oppure ha semplicemente immaginato di farlo