ABSTRACT – «Distopico» è un aggettivo che deriva da distopia, «un futuro indesiderabile, caratterizzato da una società totalitaria, scientista e tecnocratica». Ora, sembra possibile individuare una ancora non troppo dichiarata tendenza della fantascienza contemporanea a parlare del presente come di un prossimo futuro, per nulla accattivante. Nello stesso tempo, essa auspica, come alternativa, un futuro migliore, che paradossalmente ha molti aspetti del passato, risalendo anche di molti decenni all’indietro.
Lo spunto può venire dal confronto tra il recente Blade Runner 2049 e l’originale Blade Runner di Ridley Scott. Un confronto che può essere illuminato con l’aiuto formidabile di William Gibson, l’inventore del cyberspazio, un riferimento obbligato per la fantascienza degli ultimi trent’anni.
Gibson – fin dalle sue prime prove di narratore e presentando il suo ultimo romanzo nella traduzione italiana (The Peripheral, tradotto in italiano con Inverso) – ha osservato che il mondo che sta descrivendo da anni prende spunto proprio dal primo Blade Runner, per via di quei personaggi tatuati e dai capelli come creste colorate (che contribuirono a suggerire il termine cyberpunk, per la nuova umanità tecnologica). Egli sottolinea anche che a creare lo straniamento, lo sfasamento temporale, quel continuo senso di insicurezza e malessere che pervade molta dell’attuale fantascienza, è lo sguardo che si volge all’indietro.
Leggendo le esigenti 520 pagine di Inverso con queste premesse, ci rendiamo conto che il 2025 non è molto diverso dai nostri giorni, e che il nebuloso futuro del 2095 è solo un mondo impoverito, dal quale i suoi abitanti cercano con complicati stratagemmi di fuggire.
Parlando, come suo compito, di scienza oltre che di fantasia, la narrativa d’anticipazione ci mette in guardia dalla situazione precaria del nostro pianeta, e soprattutto dal peggioramento dei rapporti personali e sociali, al punto che perfino gli esseri artificiali e tecnologici hanno e avranno molto da insegnarci su valori e sentimenti.
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SCIENCE FICTION 2018. An escape to the past from a dystopian present
Inspired by director Denis Villeneuve’s recent film, Blade Runner 2049, and William Gibson’s novel The Peripheral, the Author of this article has discovered an as yet insufficiently unexplored trend in contemporary science fiction: to talk about the present as though it were an uncaptivating near future. At the same time, this tendency advocates for a better future as an alternative, and which paradoxically contains many aspects of the past, even going back many decades in time. As its theme it talks about science as well as fantasy, narrative of anticipation warns us of the precarious situation of our planet, and especially of the worsening of personal and social relationships, to the point that even artificial and technological beings have, and will have, a lot to teach us about values and feelings.