L’aeroporto è inteso — secondo la ormai classica definizione di Marc Augé — come un «nonluogo», uno di quei luoghi di transito, di attraversamento, che sono pensati a prescindere dalla relazione, come i centri commerciali, le stazioni, gli alberghi e le metropolitane, che sono considerati impersonali. È possibile evangelizzare in un posto dove ogni giorno migliaia di persone si sfiorano provenendo spesso da luoghi e contesti linguistici, culturali e sociali diversissimi? L’articolo intende affrontare questa domanda presentando la sfida vissuta dalle cappellanie degli aeroporti, «nuovi areopaghi del mondo contemporaneo», alla luce dei lavori del XV Seminario mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile.
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EVANGELIZZARE I «NONLUOGHI». Il caso dei cappellani aeroportuali
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