Il 30 settembre 2023 papa Francesco ha creato cardinale il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, e con lui altri 20 prelati da tutto il mondo. Per la prima volta nella storia del patriarcato latino di Gerusalemme, fondato nel 1847, un titolare della carica si è unito al concistoro. Nel luglio 2023, in un colloquio con Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, il cardinale eletto aveva dichiarato che interpretava la decisione di crearlo cardinale come «un segno di attenzione della Chiesa di Roma per la Chiesa madre, la Chiesa di Gerusalemme»[1]. A suo tempo, la scelta del francescano italiano Pizzaballa alla guida della diocesi di Gerusalemme, prima come amministratore apostolico nel 2017 e poi come patriarca dal 2020, era stata una sorpresa. Dal 1987 in poi, il patriarca di Gerusalemme era stato sempre un arabo; in particolare, dal 1987 al 2008, il ruolo era stato ricoperto da Michel Sabbah, primo palestinese a essere nominato alla carica. Il suo impegno in difesa della giustizia e della pace e la sua coraggiosa critica delle politiche israeliane a volte avevano creato tensioni con le autorità dello Stato d’Israele.
Pizzaballa parla ebraico ed è da tempo impegnato nel dialogo ebraico-cristiano; fra l’altro, ha ricoperto un ruolo attivo nella Commissione per il dialogo con gli ebrei della Santa Sede. Dagli israeliani la sua nomina è stata vista come un passo positivo[2]. Parlando alla stampa nel giorno della sua nomina a cardinale, egli ha fatto riferimento alla situazione della Striscia, luogo che conosceva bene grazie alle ricorrenti visite alla parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, nella città di Gaza. Ha affermato: «Gaza è una prigione, una prigione a cielo aperto in cui sono stipate due milioni di persone con una prospettiva economica e sociale molto ardua»[3]. Quel giorno non poteva sapere che cosa lo aspettava al suo ritorno da Roma, il 10 ottobre 2023, tre giorni dopo i terribili attacchi nel sud di Israele e la conseguente guerra israeliana contro Hamas.
Con le parole pronunciate il giorno dopo l’inizio della guerra, all’Angelus di domenica 8 ottobre 2023, papa Francesco ha assunto un tono a cui si sarebbe attenuto anche nei mesi successivi: «Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente, provocando centinaia di morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che
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