Nel giugno scorso è stato proclamato un «Califfato» nel nord della Siria e dell’Iraq; i suoi combattenti hanno conquistato territori e città. Tre anni dopo la morte di Bin Laden si sta sviluppando in Medio Oriente il movimento jihadista. Non si tratta di una guerra tra religioni, ma di interessi politici e sociali, e molti musulmani hanno condannato questa iniziativa. Il «Califfato» ha dimostrato una grande capacità di reclutare adepti non soltanto nei Paesi musulmani, ma anche in Occidente. Una soluzione militare potrebbe fermare i combattenti del «Califfato», ma con truppe via terra. Oltre però all’azione militare, è indispensabile un’azione politica per rafforzare il Governo dell’Iraq, che è troppo debole. Resta ancora un altro piano di azione: quello che riguarda la società civile di quei Paesi che costituiscono la sede privilegiata della guerra mediatica. È assolutamente necessario evitare che avvenga un contagio dell’ira e dell’odio.
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DAL TERRORISMO AL TERRITORIO: IL COSIDDETTO «CALIFFATO»
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