Di fronte alla morte la speranza di ogni essere umano è messa alla prova. Non solo, ma quando si tratta della malattia e della morte di un ragazzo, la stessa vita sembra oscillare sul crinale dell’incomprensibilità. Eppure esistono testimonianze che entrano nel buio della ragione come un raggio di sole e riscaldano il cuore di chi ha smesso di sperare. La vita di Carlo Acutis è uno di questi raggi di sole[1].
Carlo si ammala a 15 anni, nei primi giorni dell’ottobre 2006. Tutto fa credere a una influenza, ma, dopo aver fatto gli accertamenti clinici, i medici pronunciano la loro diagnosi: «È una leucemia fulminante». Il 12 ottobre Carlo lascia questo mondo. Il suo corpo è vegliato da un pellegrinaggio continuo di persone che lo hanno conosciuto. La messa delle esequie è gremita. Gli stessi genitori dicono che, insieme a un dolore struggente, che solamente chi dà la vita può capire, avvertono una pace, segno non di «una fine», ma di «un con-fine» da vivere con il loro figlio Carlo.
Ma c’è di più. Dal momento in cui Carlo lascia questa vita, non cessano di arrivare testimonianze, racconti, ricordi ed e-mail da molte parti del mondo che hanno un denominatore comune: per coloro che lo incontrano, Carlo continua a essere vivente oltre il confine della vita. Basterebbe digitare in un motore di ricerca «Carlo Acutis» o i suoi profili in Facebook per constatare i numerosi contatti e i blog in ogni lingua che parlano di lui; anche il sito a lui dedicato ha avuto circa 180.000 visite. Non è solamente la rete che sta diffondendo la figura di Carlo, ma anche il «passaparola» dei gruppi giovanili ecclesiali. L’esempio di Carlo è già considerato in molte diocesi italiane come il simbolo di centri giovanili e centri vocazionali. Addirittura in Brasile, durante la Giornata della Gioventù, sarà una delle figure modello che verrà proposta.
Lo straordinario nell’ordinario
Lo premettiamo subito. Le righe che seguono non sono un elogio di un ragazzo superman. Il suo parroco, mons. Gianfranco Poma, ha detto di lui: «Era un ragazzo assolutamente normale, ma con un’armonia assolutamente speciale». Carlo risveglia la ricerca di armonia nelle persone che incontra e per questo tanti ragazzi possono rispecchiarsi in lui. La vita può essere breve ed è per tutti fragile, ma per Carlo andava vissuta nella sua pienezza, senza sprecarla. Gli piaceva ripetere: «Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come
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