È in atto, nella critica contemporanea, un rinnovato interesse per l’arte secentesca, nella quale il Caravaggio occupa un posto di primo piano. Nel quadro di una rivalutazione dell’artista, che l’Ottocento aveva ridotto a pittore «maledetto», l’articolo esamina il suo famoso quadro della Vocazione di san Matteo; ne analizza la composizione, le figure, i colori, i giochi di luce, ma soprattutto, attraverso una lettura teologica e filosofica, ne rileva il significato spirituale: l’improvvisa irruzione del divino nella vita umana, che tuttavia lascia l’uomo alla sua responsabilità. La luce fisica e nello stesso tempo simbolica del Rinascimento rappresentava una realtà in cui l’Essere e il fenomeno erano strettamente legati. L’opera del Caravaggio segna una rottura: se il raggio di luce ha la durata di un istante, la realtà non potrà essere percepita che nella sua piena autonomia. Qualcuno ha perfino parlato di secolarizzazione. L’Autore è direttore della Galleria San Fedele di Milano.
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CARAVAGGIO. Una lettura «spirituale»
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