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L’articolo ripropone «ciò che è vivo e ciò che è morto» del pensiero di Croce.
Viva certamente per tutti è la sua lezione, teorica e pratica, sul valore della libertà. È morta la sua lezione sull’estetica, sia nella distinzione che la fonda sia nella sua applicazione a poeti veri e a poeti «nevrastenici». È altresì morta la sua concezione della matematica e della scienza sperimentale.
Discutibile è l’idea che Croce ebbe del cristianesimo, sebbene parecchie sue pagine rechino traccia di un’alta e tormentata religiosità. Indubbia è la sua importanza nella storia della cultura italiana, dove egli ancora vive per tanta sua saggistica espressa in magnifica prosa.