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Cultura e società

ANOTHER YEAR

Virgilio Fantuzzi

19 Marzo 2011

Quaderno 3858

FILM

a cura di V. FANTUZZI

Another Year (Gran Bretagna, 2010) Regista: MIKE LEIGH. Interpreti principali: J. Broadbent, L. Manville, R. Sheen, O. Maltman, P. Wight, D. Bradley, M. Savage, K. Fernandez, M. Austin, I. Staunton.
«Ancora un anno». Quattro stagioni. Si può dire che il tempo sia il vero protagonista del film Another Year del regista britannico Mike Leigh, che annoda le vicende di diversi personaggi tra i quali è difficile trovarne uno che si imponga sugli altri. Le stagioni sono il simbolo delle età della vita. La primavera è la giovinezza, l’estate la maturità, l’autunno segna l’inizio del declino, l’inverno l’avvicinarsi della morte. Questo schema è rispettato nel film anche se, tra i diversi colori che si susseguono, sembrano prevalere quelli malinconici dell’autunno.
Tom (Jim Broadbent) e Gerri (Ruth Sheen), geologo lui, psicologa lei, sono due coniugi cinquantenni, che tendono verso la sessantina. Vivono sereni nella loro casa alla periferia di Londra senza preoccuparsi della pancetta (lui) o del doppio mento (lei). Coltivano con amore un orticello non lontano da casa: pomodori, zucchini, insalata… Niente di speciale, ma in questa attività c’è il segno del loro trovarsi in sintonia con la natura, rispettandone i ritmi e i tempi. Quando piove si rifugiano sotto una capannuccia e chiacchierano allegramente aspettando che spiova. La loro casa è una sorta di rifugio per gli amici, tutti più o meno sfasati, che vengono a trascorrere con loro il weekend. Lungo il film assistiamo a quattro di questi weekend scanditi, appunto, dal ritmo delle stagioni.
In primavera arriva Mary (Lesley Manville), impiegata nella segreteria dell’ospedale dove lavora Gerri. Le due donne sono amiche di vecchia data ma, quanto allo stile di vita, sono l’una l’opposto dell’altra. Gerri, come il marito, ha trovato il modo per invecchiare bene. Mary, al contrario, sempre insoddisfatta e irrequieta, non accetta di buon grado il progredire dell’età. Ha alle spalle un passato burrascoso. Ha lasciato il marito per mettersi con un uomo (già sposato), il quale a sua volta l’ha abbandonata. Decide di comperare un’automobile usata, e con questa iniziativa dà il via a una serie di disavventure che l’accompagnano per tutta la durata del film. Esausta, si getta piangendo tra le braccia di Gerri, ma non accetta di seguire i consigli che l’amica psicologa le dà.
In estate facciamo conoscenza con Ken (Peter Wight), amico d’infanzia di Tom. È un uomo obeso. Ubriaco dalla mattina alla sera, si butta con voracità su un piatto di cibo mentre contemporaneamente beve, fuma e con la bocca piena continua a parlare. La bella stagione è propizia alle riunioni all’aperto. Ken ne approfitta per tentare un approccio maldestro con Mary. Entrambi single, amanti dell’alcool e desiderosi di compagnia, Ken e Mary potrebbero mettersi insieme. Lui almeno la pensa così, ma è evidente che lei non è dello stesso parere. Mary ha messo gli occhi addosso a Joe (Oliver Maltman), figlio trentenne di Tom e Gerri, che fa l’avvocato e sulla cui vita sentimentale nessuno sa nulla. Come Ken, anche Mary sbaglia obiettivo e il tempo non tarderà a farglielo capire.
In autunno Joe fa una sorpresa ai genitori presentando loro la fidanzata Katie (Karina Fernandez), una ragazza solida e spiritosa, che si occupa dell’assistenza degli anziani, sprizza vitalità da tutti i pori della pelle, è innamorata di Joe e desidera donarsi interamente a lui. Mary è la sola a non essere contenta della buona piega che ha preso la vita di Joe e tratta Katie in maniera sgradevole. Gerri disapprova il comportamento di Mary, la congeda con freddezza e si capisce che, d’ora in avanti, non ha più intenzione di invitarla a casa sua.
Tom, che proviene da una cittadina industriale del Nord, dalla quale si è distaccato in gioventù per farsi strada nella vita, ha un fratello che, rimasto sul posto, vive nell’ambiente operaio. Si chiama Ronnie (David Bradley) e, all’inizio dell’inverno, rimane improvvisamente vedovo. Tom, Gerri e Joe vanno al funerale della rispettiva cognata e zia. Trovano Ronnie impietrito dal dolore. Svegliandosi ha trovato la moglie morta nel letto. Il servizio funebre, freddo e sbrigativo fino all’incredibile, provoca l’irritazione di Carl (Martin Savage), figlio della defunta, il quale giunge a cose fatte e se la prende con il papà. Ronnie è un uomo scialbo, che ha trascorso la vita facendosi mantenere dalla moglie. Per questo il figlio lo disprezza e lo umilia davanti ai (per altro scarsissimi) presenti. Tom invita Ronnie a trascorrere qualche giorno a Londra per riprendersi dal colpo.
Mary, senza essere invitata, si presenta nella casa di Tom e Gerri, dove trova soltanto Ronnie, che non la conosce. L’incontro non è entusiasmante, ma si capisce che i due sono naufraghi della vita, momentaneamente aggrappati alla stessa tavola.?Giungono Tom e Gerri, i quali hanno invitato per quella sera Joe e Katie. I ricordi della coppia matura (un viaggio avventuroso intorno al mondo nel lontano passato) si intrecciano con i progetti della coppia giovane (un prossimo viaggio a Parigi).
La macchina da presa si concentra sul volto di Mary, solitaria e amareggiata. È l’ultima immagine del film. Torna alla mente il prologo, che conferiva fin dalle prime immagini un tono doloroso alla pellicola. Gerri, nel suo ruolo di psicologa, rivolgeva domande a una donna anziana, interpretata da Imelda Staunton, in preda a un’invincibile depressione. Nel confronto tra i due primi piani, quello iniziale della Staunton e quello finale della Manville, che presentano due donne avvilite per non aver saputo amministrare per tempo con oculata saggezza i talenti avuti in dono, si concentra la morale del film.

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ANOTHER YEAR

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


19 Marzo 2011

Quaderno 3858

  • pag. 631
  • Anno 2011
  • Volume I

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Cinema

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