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Come recita il titolo, questo corposo volume, frutto di tre anni di ricerche e della collaborazione di 20 scienziati e specialisti, intende portare un insieme di prove per dimostrare l’esistenza di Dio. Le differenti angolature con le quali viene presentato il tema costituiscono anche le varie parti del libro.
La prima parte, cosmologica, è dedicata alle ipotesi sulla formazione dell’universo, soffermandosi in particolare sulla teoria del «Big Bang» (formulata per la prima volta dal sacerdote e astronomo Georges Lemaître): se ne ricorda il progressivo affermarsi nella comunità scientifica, nonostante opposizioni di vario genere, e le sue implicazioni, ossia che l’universo ha avuto un inizio, ed è quindi opera di una Intelligenza, di un Dio creatore, perché dal nulla non può nascere nulla.
La necessità di una Intelligenza emerge anche nella sezione dedicata alla biologia: senza di essa, è «altamente improbabile che l’Universo sia stato regolato in modo preciso e favorevole alla comparsa della vita» (p. 184). Infatti, la probabilità della formazione casuale di una proteina è matematicamente all’incirca di 1 su 101500. Una probabilità del genere, difficile da concepire, è inferiore a quella di fare un 6 secco al Superenalotto (indovinando esattamente 6 numeri da 1 a 90 giocando una sola combinazione, cioè una probabilità su circa 623 milioni) per 170 estrazioni di fila. Il passaggio dalla materia inerte a quella vivente non può dunque essere frutto del caso: lo dimostrano la complessità enorme del Dna e i tentativi falliti di dare origine a materia vivente nei laboratori.
Vengono poi portati argomenti tratti da discipline molto differenti tra loro, come la storia biblica: alcune verità «controintuitive», ossia «contrarie a quello che i sensi tendono a farci credere» (p. 354), sono presenti solamente nella Bibbia. Esse erano sconosciute alle più raffinate civiltà circostanti, mentre oggi sono di dominio pubblico: sole e luna non sono divinità; l’universo è creato e avrà una fine; gli uomini sono tutti uguali, e preceduti da altre specie; l’astrologia e la magia sono superstizioni; c’è un’ulteriore sorprendente convergenza tra scienza e rivelazione biblica.
La vicenda stessa del popolo ebraico è singolare: è l’unico popolo ancora esistente tra quelli dell’antichità, l’unico a recuperare la propria lingua dopo 2.550 anni, a essere vittima del «razzismo inverso» (a motivo della sua elezione divina) e ad avere un ruolo rilevante nella storia della cultura e della scienza, un ruolo che contrasta con l’esiguità della sua popolazione.
Anche la figura di Gesù è un unicum nella storia: la sua sconcertante dottrina, le vicende seguite alla sua morte, il successo della sua missione da parte di discepoli semplici e illetterati. Egli era dunque il Figlio di Dio fatto uomo? «Considerare questa tesi come ipotesi di studio rappresenta un vero e proprio salto nel vuoto per la nostra razionalità, e decidere di affrontarlo impone di fare ricorso a una grande onestà intellettuale. Ma una volta raccolta la sfida, tutto inizia a farsi più chiaro» (pp. 411 s).
Come tengono a precisare gli AA., lo scopo dell’indagine è quello di offrire non prove assolute, matematiche, ma un insieme di elementi tratti dalla scienza, dalla religione, dalla filosofia, dalla morale e dalla cronaca – come la «danza del sole» a Fatima –, che possano far concludere che «l’Universo è stato generato da un dio creatore» (p. 45), smentendo l’ipotesi del caso o del materialismo.
Il libro si segnala per la sua leggibilità: presenta infatti, in maniera molto chiara e documentata, problematiche scientifiche complesse, rendendole accessibili al lettore comune. La mole di dati e testimonianze riportati smentiscono il diffuso presupposto che il progresso della scienza porti necessariamente alla scomparsa della religione. L’incredulità degli scienziati non sembra infatti dovuta alla loro competenza, ma piuttosto all’accresciuto benessere delle società occidentali, che porta a riporre la fiducia nelle cose più che in Dio.
Accolta con entusiasmo in Francia (più di 300.000 copie vendute), l’opera ha suscitato reazioni molto diverse, in ambito sia scientifico sia teologico. La molteplicità dei saperi messi in campo comporta una commistione di metodi differenti che non giova al rigore dell’argomentazione; in particolare, il tentativo di accostare realtà qualitativamente differenti, come il Big Bang e il mistero di Dio, sembra suggerire che la fede in Dio possa essere il risultato di una scoperta scientifica.
Papa Francesco, ricevendo in udienza il 20 giugno 2024 i partecipanti al convegno su «Mons. Georges Lemaître», ha ricordato così questo sacerdote scienziato: «Il suo cammino di fede lo conduce alla consapevolezza che creazione e big-bang sono due realtà distinte, e che il Dio in cui crede non può essere un oggetto facilmente categorizzabile dalla ragione umana, ma è il “Dio nascosto”, che rimane sempre in una dimensione di mistero, non totalmente comprensibile».