Nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su 15 aventi diritto al voto, i 10 membri eletti nonché proponenti, hanno votato sì alla bozza di risoluzione per una tregua nella Striscia di Gaza, vale a dire: Algeria, Guyana, Ecuador, Giappone, Malta, Mozambico, Sierra Leone, Slovenia, Corea del Sud e Svizzera. Ma hanno votato sì anche 4 dei 5 membri permanenti, vale a dire: Francia, Regno Unito, Cina e Russia. E gli Usa hanno annunciato la loro astensione. La risoluzione approvata chiede in sostanza una tregua immediata per il Ramadan che porti ad un cessate il fuoco duraturo e sostenibile. E aiuti umanitari per la popolazione stremata della Striscia.
Stiamo parlando di una tregua dopo quasi sei mesi di mattanza di civili palestinesi: il bilancio attuale è di 32mila morti e 75mila feriti. Con la fame che sta già mietendo vittime. […]
Per quanto riguarda l’opinione pubblica israeliana, pare che l’idea di costituire due Stati (Israele e Palestina) sotto l’egida statunitense sia in crescita, secondo alcuni sondaggi avrebbe anzi convinto più del 50% dei cittadini israeliani. Ma di quale “egida statunitense” si tratterà eventualmente è un altro problema, soprattutto se a novembre prossimo le presidenziali le vincesse Donald Trump. E poi, attenzione: quando si parla di cittadini israeliani bisogna sempre considerare che quella di Israele è una popolazione estremamente frammentata.
Senza entrare in complicatissime analisi su mizrahim, haredim ultraortodossi, migranti russi o ucraini, arabi israeliani (musulmani, cristiani e drusi), vale la pena di leggere un interessante saggio di David Neuhaus, gesuita di origine ebraica, pubblicato sul numero del 2/16 marzo de La civiltà cattolica. Il saggio, intitolato “Israele, dove vai?”, apre alla speranza che un nuovo modo di essere cittadini israeliani sta emergendo dal contributo delle periferie della popolazione, quelle periferie che sono già numericamente maggioranza, e che non si ricollegano culturalmente all’élite ashkenazita (di sinistra e poi di destra) che ha dominato la scena politica israeliana degli ultimi 75 anni. Cioè dalla fondazione dello Stato di Israele.