C’è stata una telefonata di 40 minuti tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: le fonti ufficiali della Casa Bianca hanno fatto sapere che «Biden ha ribadito che un’operazione militare non dovrebbe procedere senza un credibile e attuabile piano di protezione dei civili a Rafah», circa un milione e quattrocentomila sfollati palestinesi.
Il comunicato statunitense sottolinea pure che la discussione tra i due leader ha riguardato anche tutti gli sforzi possibili per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, con la parallela «urgenza di assicurare che gli aiuti umanitari possano effettivamente raggiungere la popolazione in stato di disperato bisogno».
Ma cosa stia effettivamente accadendo sul fronte dei negoziati per gli ostaggi è difficile dire. Ogni ora porta nuove inquietudini. Va notato che forse qualche attrito si è, in parte, ridotto.
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Commentando le dichiarazioni del segretario di stato, cardinale Pietro Parolin – che ha parlato di «reazione sproporzionata» da parte di Israele dopo il pogrom del 7 ottobre – l’ambasciata israeliana ha definito l’affermazione «deplorevole», letteralmente, così come letta nel testo fornito dalla stessa ambasciata.
Poi, un comunicato ufficiale ha corretto l’aggettivo in «sfortunata», attribuendo lo scarto a un difetto di traduzione dall’inglese: così, almeno, la cosa è stata spiegata. […]
Per tornare a Gaza, può insorgere in chi non si rassegna a vedere in bianco o nero una domanda: questa popolazione non legata al terrorismo o al fanatismo islamista, ha riferimenti, espressioni conosciute? Una risposta a questa domanda la dà padre Giancarlo Pani su La Civiltà Cattolica – sul numero che esce in queste ore – presentando la figura simbolo della questione palestinese: Handala, il bambino reso celebre, negli anni Settanta, con i fumetti di Naji al-Ali; Handala, il bambino sempre ritratto di spalle, come è di chi ha in sorte di essere espulso dalla propria terra. […]