Prima di essere una questione di stile letterario o di sensibilità pastorale, la traduzione dei testi liturgici è un atto che tocca la trasmissione del depositum Ecclesiæ orantis. Il postulato di una translatio semper aptanda, come vale per i testi della Sacra Scrittura, vale pure per le preghiere della sacra liturgia. La provvisorietà cui va inevitabilmente incontro ogni concreta traduzione, lungi dallo scoraggiare l’autorità competente, deve piuttosto stimolarla a porre in atto ogni sforzo nel tentativo di rendere al meglio, nel vissuto di una Chiesa locale, il testo originario, in obbedienza alla tradizione. L’articolo vuole attirare l’attenzione del lettore su alcuni nodi problematici in merito alla traduzione della preghiera eucaristica, in vista della terza edizione del messale italiano.
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TRADURRE LA PREGHIERA EUCARISTICA

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