I libri sacri sono studiati sia con il metodo sincronico, che considera i testi nella loro forma definitiva, sia con il metodo storico-critico, che indaga sulla loro origine e la loro composizione. L’articolo risponde alle obiezioni contro questo secondo metodo, applicandolo a due episodi (le nozze di Cana e la famiglia di Giuseppe in Egitto) e mostrando come esso contribuisca alla loro comprensione. Lo stesso principio vale del resto anche per le opere profane. All’obiezione che questa esegesi conduce a un’interpretazione poco spirituale dei testi sacri, si risponde, con esempi, che anche la storia della redazione contribuisce alla scoperta del senso profondo. L’Autore è professore di Esegesi dell’Antico Testamento nel Pontificio Istituto Biblico (Roma).
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NOTE SUL METODO STORICO-CRITICO
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