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Montale appare sostanzialmente e costantemente il poeta del «negativo», del «ciò che non siamo, del ciò che non vogliamo». Ma, anche con questi limiti, la sua testimonianza acquista un valore prezioso nel «tempo della miseria». Proprio perché scaturita dall’esperienza dell’abisso del nulla, della notte che incombe sull’orizzonte del mondo contemporaneo, essa costituisce uno dei sintomi più acuti della crisi del nostro tempo e porta con sé un primo annuncio della salvezza. Nell’inquietudine religiosa che pervade tutta l’opera del poeta ligure traspare, anche se a volte inutilmente esorcizzata, quell’insopprimibile aspirazione verso l’eterno che costituisce l’autentica grandezza dell’uomo.