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ABSTRACT — Il 25 marzo si sono ritrovati in Campidoglio i 27 leader dei Paesi dell’Unione Europea, più i 3 rappresentanti delle istituzioni di Bruxelles, per sottoscrivere una Dichiarazione comune in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Frutto di lunghe discussioni e mediazioni, la cui efficacia sarà possibile verificare solo nei prossimi anni, la Dichiarazione comune apre un cammino, una road map per l’Europa del futuro, che ha come primo orizzonte le elezioni europee del 2019. Quattro i punti fondamentali indicati nel testo che descrivono il volto dell’Europa che si vuole costruire: un’Europa sicura, prospera e sostenibile, sociale, più forte sulla scena mondiale. La Dichiarazione si conclude con la ferma convinzione che l’«Europa è il nostro futuro comune» e che «l’Unione Europea è il migliore strumento per conseguire i nostri obiettivi».
In questa occasione, come in altre precedenti, papa Francesco ha dato alcune precise indicazioni sul tema dell’Europa. Lo ha fatto da argentino che viene dall’«Estremo Occidente», ma rivelando una profonda comprensione delle dinamiche dell’Unione. Questa comprensione è basata su uno sguardo che egli stesso ha definito «di Magellano», cioè da uomo che guarda il «centro» da un punto di vista periferico, esplorativo, o di fatto da «altrove», che comunque è suo nelle radici piemontesi della sua famiglia e nel carattere europeo della sua formazione intellettuale. Questo gli permette di tenere una distanza che lo porta spontaneamente a collocare l’Europa in una prospettiva più radicalmente e naturalmente globale.
Il fondamento del discorso di Francesco sull’Europa è che mai i semplici Trattati hanno creato una comunità, e quindi non è la ratifica di un Trattato europeo a fare l’Europa. La crisi dell’Europa è una sfida. Per il Papa, il termine «crisi» non ha una connotazione di per sé negativa. Un tempo di crisi è sempre un tempo di discernimento. E per discernere è necessaria un’ermeneutica, una chiave di lettura per leggere le difficoltà del presente e trovare risposte per il futuro. Francesco si concentra su un’ermeneutica fondata sull’«apertura al futuro»: la speranza. E la speranza si ritrova nella solidarietà.
Oggi l’Unione Europea ha bisogno di riscoprire il senso di essere anzitutto «comunità» di persone e di popoli alla ricerca di quell’«armonia nella quale il tutto è in ognuna delle parti, e le parti sono – ciascuna con la propria originalità – nel tutto». Si sente il bisogno di «una nuova giovinezza» per un’Europa che merita «di essere costruita».
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«EUROPE DESERVES TO BE BUILT». 60 years on from the signing of the Treaty of Rome.
On March 25, on the occasion of the 60th anniversary of the signing of the Treaty of Rome, 27 leaders of European Union member countries and three representatives of the institutions in Brussels met in the Italian capital to sign a joint declaration The result of lengthy discussions and mediations, the effectiveness of which will only be verifiable in the coming years, the joint Declaration opens a path, a road map for the future of Europe, the forthcoming horizon being the European elections in 2019. On the occasion of the meeting, as at previous encounters, Pope Francis delivered certain precise indications on the subject of Europe.