
Cos’è la bellezza?
Che cos’è la bellezza? È qualcosa di soggettivo, di relativo? Spesso essa viene considerata come un semplice sinonimo di piacere, per cui dire che una cosa è bella sarebbe semplicemente sostenere che piace, almeno a qualcuno. La bellezza sarebbe qualcosa di meramente soggettivo, dipendente dalle differenti culture, tradizioni, modi di sentire, abitudini, concezioni della vita.
Le ricerche compiute in sede psicologica hanno invece mostrato come persone estremamente diverse per contesto geografico, fascia di età, professione ed estrazione sociale valutino in maniera molto simile qualcosa o qualcuno come «belli». Il senso della bellezza sembra essere qualcosa di innato, non appreso, ma presente nell’essere umano fin dalla primissima età; i bambini, a partire dai sei mesi, mostrano chiaramente la loro attrazione o repulsione, così come le loro preferenze, nei confronti di volti che continuano a essere giudicati belli anche nelle età successive: «Bambini e adulti presentano metri di giudizio simili. Nell’insieme, questi risultati fanno quindi presupporre l’esistenza di standard di bellezza non appresi […]. I nostri giudizi sulla bellezza delle persone non sono influenzati dal contesto; se, ad esempio, ci vengono mostrate delle immagini di individui tutti non attraenti, non per questo tendiamo ad innalzare il nostro metro di giudizio. Lo stesso vale per il contrario»[1]. Queste conclusioni, suffragate anche da altre ricerche[2], smentiscono così un luogo comune.
Ma è possibile specificare che cosa renda qualcosa o qualcuno belli? Gli antichi avevano associato la bellezza all’«armonia» e alla «proporzione» tra il tutto e le parti, come si può vedere dalle sculture (ad esempio, la statua di Policleto) e dalle opere architettoniche (come il Partenone). Tale armonia e proporzione era indicata dalla cosiddetta «sezione aurea», cioè dal rapporto tra la lunghezza totale di un segmento e la sua parte, espressa concretamente da un intervallo numerico compreso tra 0,618 e 1,618. Quello che vale per un monumento vale allo stesso modo per un volto, che viene percepito come armonioso e bello quando manifesta tale proporzione.
L’intuizione degli antichi è continuata fino ai giorni nostri, a riprova del carattere sostanzialmente innato della bellezza: anche oggetti che non presentano nulla di artistico, come le tessere magnetiche e le carte di credito, hanno le medesime proporzioni della sezione aurea. Ricerche compiute tra soggetti delle più diverse estrazioni culturali e appartenenze geografiche sulla percezione, architettonica e più generalmente artistica, della bellezza giungono alle medesime conclusioni circa il suo carattere innato e non appreso: «I moduli
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