Mussolini si servì anche della religione, e in particolare del cattolicesimo, per spianarsi la via al potere, presentandosi davanti agli italiani come il restauratore dei valori religiosi tradizionali. Egli, per guadagnare il consenso e l’appoggio della Gerarchia alla sua politica di fascistizzazione del Paese pose in essere la cosiddetta politica della «mano tesa», concedendo alla Chiesa italiana vantaggi che nel recente passato le erano negati. La Santa Sede, pur accettando quanto le veniva offerto, fece di tutto per prendere le distanze da un regime di cui non condivideva né i princìpi ideologici, né la prassi totalitaria di esercizio del potere. Tanto più che Mussolini considerava il fascismo come una sorta di religione laica e civile e chiedeva ai sostenitori della nuova fede la stessa dedizione e osservanza che era richiesta dalla confessione dell’«antica fede dei padri».
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LA RELIGIONE CIVILE DI MUSSOLINI
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