
Dal punto di vista psicologico la paura è legata alla percezione di un pericolo reale, concreto e puntuale; anche se appartiene alla sfera emotiva, essa rimane sempre frutto di una valutazione a proposito di quanto sta accadendo, compiendo una previsione sul possibile andamento delle cose. La paura può manifestarsi in relazione ad animali o ambienti particolari (fobia), diventare diffusa fino a perdere il controllo, impoverendo la sua componente valutativa (panico); può essere conseguenza di una acuta sofferenza interiore (ansia), o uno stato durevole e profondo della persona (angoscia).
Questo sentimento si trova alla base delle più svariate motivazioni del comportamento umano, e può manifestarsi in ogni possibile scelta, ma soprattutto nelle non scelte. Essa può anche essere considerata come il motore essenziale degli affetti, delle relazioni, della storia, come del diritto, dell’economia e degli ultimi ritrovati dell’elettronica: gli antifurti, i metal detectors, i satelliti artificiali, le porte blindate, le cineprese, sempre più presenti nelle nostre città, trovano nella paura la loro ragion d’essere.
Uno strano paradosso
Le attuali società occidentali presentano a questo riguardo uno strano paradosso. Da un lato vi si nota una situazione di benessere senza precedenti, che consente di risolvere con facilità la maggior parte dei problemi legati alla sopravvivenza, offrendo a un sempre maggior numero di persone possibilità di istruzione e di cura. D’altra parte questa aumentata sicurezza presenta un costo molto alto: la proliferazione della paura. Per uno strano meccanismo psicologico, la ricerca eccessiva di sicurezza non elimina la paura, ma porta piuttosto a incentivarla (1).
La paura sembra essere la sensazione dominante delle nostre collettività, in cui società per assicurazioni sempre più numerose e variegate si sforzano di garantire l’esistenza in tutte le sue fasi. Il sociologico Bauman presenta la situazione in questi termini: «Siamo “oggettivamente” le persone più al sicuro nella storia dell’umanità. Come le statistiche dimostrano, i pericoli che minacciano di abbreviare la nostra vita sono più scarsi e lontani di quanto generalmente non lo fossero nel passato o non lo siano in altre parti del pianeta […]. Tutti gli indicatori oggettivi che si possono immaginare mostrano un aumento apparentemente inarrestabile della protezione di cui uomini e donne della parte “sviluppata” del pianeta godono su tutti e tre i fronti lungo i quali si combattono le battaglie in difesa della vita umana: rispettivamente contro le forze sprezzanti della natura, contro la debolezza congenita del nostro corpo e contro i pericoli che vengono da aggressioni di altre
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