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ABSTRACT — Pubblichiamo, come da tradizione, il Messaggio del Papa per la 50a Giornata Mondiale della Pace.
Nel primo Messaggio — come ci ricorda Francesco — il beato papa Paolo VI si rivolse a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili: «È finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso (non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile)».
Papa Francesco fonda questo suo messaggio su una considerazione: la violenza non può essere la cura per il nostro mondo frantumato. Ricorda che anche Gesù visse in tempi di violenza. E che Gesù stesso ci offre un modello di nonviolenza con le otto Beatitudini (Mt 5,3-10), che «tracciano il profilo di una persona che possiamo definire beata, buona e autentica».
Beati i miti — dice Gesù —, i misericordiosi, gli operatori di pace, i puri di cuore, coloro che hanno fame e sete di giustizia. Questo è anche un programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i responsabili delle istituzioni internazionali e i dirigenti delle imprese e dei media di tutto il mondo: applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilità. Questo richiede la disponibilità «di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo».
Gesù insegnò anche che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive» (Mc 7,21).
E se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia e poi nel nostro vivere in società. Una ecologia integrale infatti è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo.
Essere dunque veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche a questa sua proposta di nonviolenza. Essa — come ha affermato Benedetto XVI — «è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più” viene da Dio».
La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri. […] E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo». Perché la forza delle armi è ingannevole.
Il Papa rivolge infine un invito personale e concreto: «Nel 2017 impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità non violente, che si prendono cura della casa comune».