L’essere umano è la fonte di senso dell’ordinamento giuridico, e le regole in esso contenute sono giuste o ingiuste in relazione a lui: non nel senso che siano conformi o meno alla sua volontà, ma a qualcosa che egli non è libero di mutare se non autodistruggendosi. Tale significato antropologico costituisce una «sensibilità per la verità» che ci invita, secondo Benedetto XVI, «a restare in cammino», consapevoli che il diritto non è mai definitivamente attuato. In altri termini, l’essere umano deve rimanere soggetto di diritto, causa di effetti e non effetto di cause situate fuori di lui.
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IL DIRITTO COME PRESUPPOSTO DELLA LIBERTÀ
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