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In questo saggio si affrontano alcuni aspetti dello sviluppo storico del concetto di infinito. Partendo dall’età classica, si sottolinea come questo concetto sia stato mal definito da Aristotele, tanto da continuare a influenzare la scienza moderna. Infatti Copernico continua a ritenere che l’universo è finito, come in precedenza aveva ipotizzato Tolomeo. Si sottolinea poi che, con l’avvento del cristianesimo, l’infinito comincia a perdere questo connotato negativo fino ad arrivare alla posizione di Niccolò Cusano, che è il primo a ipotizzare un’estensione infinita dell’universo. Poi si espongono le antinomie di Kant sull’estensione spaziale dell’universo (finito contro infinito) e si analizza la critica del matematico Cantor a Kant, riguardante la confusione, da parte di Kant, di due concetti distinti di infinito: l’infinito attuale assoluto e l’infinito attuale transfinito. Si conclude sottolineando che l’argomento sull’infinito di Kant è più una ricerca sulla fondazione metafisica della scienza che la deduzione razionale, formale e astratta di Cantor.