Il discorso sui vizi capitali secondo alcuni dovrebbe essere aggiornato includendovi i vizi più comuni nella società contemporanea. Il vizio è un «abito» morale che nasce dall’amore disordinato di un bene particolare e si consolida con una continuità nell’agire, allontanando l’uomo dal suo fine, che è la felicità; «capitali» sono stati detti i vizi che «comandano» tutti gli altri. Del problema oggi si occupa anche la riflessione psicologica e psicanalitica, che giunge a conclusioni analoghe a quelle della morale classica: indulgere al vizio conduce alla scomparsa del piacere. Alla radice c’è la mancanza di una visione unificata in grado di dare significato alle azioni umane. Il male può essere riconosciuto dal soggetto soltanto alla luce di un bene più grande che lo abita. L’Autore è professore all’Istituto Filosofico Aloisianum (Padova) e all’Università Gregoriana (Roma).
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I VIZI CAPITALI SONO ANCORA ATTUALI?
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