|
ABSTRACT – Come ha scritto il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, l’Amoris laetitia ricorda anzitutto e soprattutto la misericordia e la compassione di Dio, e non soltanto le norme morali e le regole canoniche degli uomini.
In che modo, per tutta la Chiesa, alla luce dell’Esortazione apostolica post-sinodale, è possibile sviluppare una pastorale familiare capace di accogliere, accompagnare, discernere e integrare?
Nel discorso tenuto all’apertura del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma nel 2016, papa Francesco ha affermato che «guardare le nostre famiglie con la delicatezza con cui le guarda Dio ci aiuta a porre le nostre coscienze nella sua stessa direzione»; che «l’accento posto sulla misericordia ci mette di fronte alla realtà in modo realistico, non però con un realismo qualsiasi, ma con il realismo di Dio»; che è necessario rinunciare «ai “recinti” che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza».
Nel testo dell’Esortazione apostolica, ci sono molte indicazioni, ad esempio, sul come «prestare attenzione alla realtà concreta», ossia tener conto delle persone, dei tempi, dei luoghi e delle altre circostanze. Questo perché lo Spirito è presente e operante negli avvenimenti della storia: ne consegue il dovere di prestare attenzione alla realtà proprio per individuare, tramite il discernimento, le richieste e gli appelli dello Spirito.
Ma come arrivare, a partire da tali elementi, a individuare la volontà di Dio in ogni singola circostanza e passare all’azione? È la domanda che chiama in causa la discrezione. E aiutare a operare con discrezione e non da afrones (sconsiderati), ossia da attenti ricercatori della divina volontà, è uno dei compiti dei presbiteri. Sono chiamati in particolare ad educare gli uomini alla maturità cristiana.
A proposito di maturità cristiana, libertà e coscienza, è opportuno ricordare un altro insegnamento del Papa: «Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui invita sempre, non impone. Tutto questo ci fa pensare. Ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla».
Ora, sintonizzarsi con la volontà di Dio e arrivare a un pieno discernimento non è un’operazione algebrica. Né si può pensare di disporre della bacchetta magica. Ma la Chiesa ha a disposizione, tra le altre ricchezze della sua tradizione, anche l’esperienza di Ignazio di Loyola.