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Il sole (Russia – Francia – Italia – Svizzera, 2005). Regista: ALEXANDR SOKUROV. Interpreti principali: I. Ogata, R. Dawson, K. Momoi, S. Sano.
Con la firma della capitolazione della Germania (Karlshorst, 8 maggio 1945) la seconda guerra mondiale si concludeva in Europa, ma proseguiva in Oriente, dove la resa incondizionata del Giappone fu sottoscritta sulla corazzata Missouri, ancorata nella baia di Tokyo, il 2 settembre 1945. Nel frattempo, visto l’esito sanguinoso della battaglia per la conquista di Okinawa, che lasciava prevedere ulteriori ingenti perdite umane qualora si fosse voluto conquistare il Giappone con mezzi «tradizionali», il presidente degli Stati Uniti Truman autorizzava l’uso della bomba atomica che fu sganciata su Hiroshima (6 agosto) e su Nagasaki (9 agosto). Il Governo giapponese decise di chiedere la resa, ma a una sola condizione, cioè che l’imperatore non fosse coinvolto in tale atto. La condizione fu accettata in quanto i conoscitori del Giappone, con i quali il comando americano si consultava, assicuravano che quella sarebbe stata la sola maniera per garantire una resa ordinata e pacifica.
Il 15 agosto la radio nipponica diffuse un messaggio di Hirohito. Era la prima volta che i giapponesi sentivano la voce del loro imperatore, considerato una divinità. Il messaggio non era di facile comprensione perché pronunciato in un linguaggio aulico dove la parola «resa» fu sostituita con l’eufemismo «sopportare l’insopportabile» e la parola «sconfitta» con «situazione bellica non del tutto favorevole». Non mancarono in questa occasione suicidi rituali da parte di coloro che non erano disposti ad accettare il corso degli eventi. Presentandosi davanti al generale statunitense Douglas Mac Arthur l’imperatore si propose come unico responsabile degli eventi bellici. Il 1° gennaio 1946 Hirohito si rivolse con un nuovo messaggio radiofonico, alla nazione, nel quale negava formalmente la propria natura divina.
Questi avvenimenti di carattere generale fanno da sfondo alla vicenda narrata dal film Il sole di Alexandr Sokurov, dove le vicende relative al declino dell’impero del sol levante sono osservate da un punto di vista particolare. Protagonista assoluto della pellicola è l’imperatore Hirohito, interpretato con intensità espressiva dall’attore giapponese Issey Ogata. Nato 54 anni fa in Siberia, Sokurov, erede della grande tradizione del cinema russo, non è nuovo a imprese di questo genere. Analoghi ritratti sono stati da lui dedicati a Hitler e a Lenin con i film Moloch e Taurus, che compongono con Il sole una sorta di trilogia sul potere o, meglio, su cosa rimane di un uomo, ritenuto grande, quando perde il potere. Per esigenze drammaturgiche il film condensa nel volgere di pochi giorni fatti che si sono svolti in un periodo che va dall’agosto 1945 al gennaio 1946.
Siamo nel bunker scavato sotto il palazzo imperiale di Tokyo. Hirohito è alle prese con due compiti difficili: presiedere un Consiglio di guerra nel quale tenta di convincere gli Stati maggiori del suo esercito della necessità di deporre le armi; scrivere una lettera al più grande dei suoi figli per spiegargli le ragioni della guerra e della sconfitta. Ogni movimento dell’imperatore, ogni attimo della sua giornata, pur nelle condizioni di ristrettezza in cui vive, è condizionato dalle regole del protocollo. La sua persona è trattata come cosa sacra da camerieri e dignitari anche se lui stesso, con garbata autoironia, manifesta dubbi circa la fondatezza della credenza nella sua divinità. Un cinema di questo genere, basato sulla minuziosa ricostruzione di ogni particolare, trasforma il lavoro di messinscena in una sorta di rito. Il cerimoniale della regia raddoppia in qualche modo il cerimoniale di corte, lo esalta e, allo stesso tempo, lo demitizza. In questa come nelle sue opere precedenti Sokurov si muove con abilità all’interno di operazioni sofisticate.
Giunge il momento nel quale Hirohito deve lasciare la sua residenza per recarsi nella sede dell’ambasciata statunitense, dove lo attende il generale Mac Arthur. Per quanto rozzi possano apparire i militari occupanti al confronto con la millenaria civiltà giapponese, hanno anch’essi un protocollo da osservare, regole diverse da quelle che determinano il comportamento dei dignitari imperiali, ma pur sempre regole che devono essere rispettate. Prosegue così, sequenza dopo sequenza, un lavoro di indagine, che non si limita a descrivere l’aspetto esteriore delle situazioni, ma invita a cercare il significato profondo che si nasconde dietro ogni parola e ogni gesto. Hirohito è un uomo che, oltre a esercitare il potere politico, coltiva interessi scientifici e dedica molto tempo alla riflessione personale. Compone poesie. Ciò lo aiuterà ad affrontare con fermezza la tragedia che si abbatte sul suo popolo e ad assumere con coraggio le decisioni che riguardano la sua persona.