fbpx

Seguici su:

Carrello Accedi Iscriviti alla newsletter
Menu

Attualità

  • Politica
  • Diritti
  • Economia
  • Ecologia
  • Mondo

Pontificato

  • Conversazioni
  • Magistero
  • Viaggi apostolici

Cultura e Società

  • Letteratura
  • Storia
  • Filosofia
  • Psicologia
  • Sociologia
  • Cinema
  • Arte
  • Musica
  • Media
  • Teatro

Scienza e Tecnologia

  • Fisica
  • Astronomia
  • Genetica
  • Intelligenza artificiale

Eventi

  • Conferenze
  • Presentazioni

Chiesa e Spiritualità

  • Bibbia
  • Dialogo interreligioso
  • Diritto canonico
  • Vita spirituale
  • Teologia
  • Santi
  • Patristica
  • Liturgia
  • Pastorale
  • Storie

Edizioni internazionali

RIVISTA CULTURALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ, FONDATA NEL 1850
Shop
Search
  • Attualità
  • Chiesa e spiritualità
  • Cultura e società
  • Scienza e tecnologia
  • Pontificato
  1. Homepage
  2. Quaderni
  3. Quaderno 3795-3796
  4. “12”
Cultura e società

“12”

Virgilio Fantuzzi

2 Agosto 2008

Quaderno 3795-3796

a cura di V. FANTUZZI

12 (Russia, 2007). Registi: NIKITA MICHALKOV. Interpreti principali: N. Michalkov, S. Makovetskij, S. Garmash, A. Petrenko, M. Efremov.

Oggi nessuno mette in dubbio che La parola ai giurati (titolo originale Twelve Angry Men) film di esordio di Sidney Lumet, tratto da un originale televisivo di Reginald Rose (Orso d’oro al festival di Berlino 1957), sia un capolavoro. I dodici componenti di una giuria popolare sono sul punto di pronunciarsi per la colpevolezza di un giovane imputato. Si tratta di un «latino» accusato di aver ucciso suo padre. Soltanto uno dei giurati (Henry Fonda) nutre dubbi sulla colpevolezza del giovane, che rischia di finire sulla sedia elettrica. Il dibattito che segue mette a nudo pulsioni, caratteri e motivazioni recondite.

Quarant’anni dopo, William Fried-kin ha ripreso in mano lo stesso copione e, oltre a tenere conto delle sopraggiunte innovazioni tecniche (si passa dall’austero bianco e nero in formato normale alla seduzione del colore e dello schermo panoramico), fornisce indicazioni sulla società statunitense che vive drammaticamente l’avvicinarsi della fine del secolo (siamo nel 1997) e manifesta segni preoccupanti di disgregazione sociale. Tocca a Jack Lemmon il ruolo che fu di Fonda nel convincere gli altri giurati a rivoltare gli stereotipi, superando antipatie e pregiudizi, per salvare la vita di un innocente. Nel frattempo il testo di Rose, pur essendo di origine televisiva, è stato messo in scena con successo in diversi teatri americani ed europei, compreso un teatro di Mosca dove lo spettacolo è stato allestito in lingua russa dal pluridecorato regista Nikita Sergeevich Michalkov.

Adattato alla realtà russa odierna, il film 12 ripropone il vecchio dramma con alcune varianti. Il giovane accusato di omicidio è un ceceno. La vittima è un ufficiale dell’esercito russo che, dopo la morte in guerra di entrambi i genitori del ragazzo, lo ha adottato e lo ha portato con sé a Mosca. La condanna che incombe non è la sedia elettrica, ma la prigione a vita. All’interno di una scalcinata palestra scolastica, simbolo del degrado che affligge le istituzioni nell’ex-Unione Sovietica, Michalkov, che ha riservato a se stesso il ruolo di presidente della giuria con relativa arringa finale, regge con mano ferma gli altri undici attori che impersonano un variegato campionario dell’attuale società moscovita.

Al momento di entrare nella palestra tutti, eccettuato uno solo, mostrano di avere una gran fretta di andarsene. La sorte del giovane ceceno è segnata in partenza. Emettendo un verdetto unanime sulla sua colpevolezza, ciascuno potrà dedicarsi ai propri improrogabili impegni. Chi deve vedere un certo programma televisivo, chi raggiungere la propria troupe in partenza per una tournée, chi ha un treno, un aereo, o una colazione irrinunciabile che lo aspetta. L’unico che non è d’accordo è l’inventore di un congegno per cellulari (Sergej Makovetskij) che, come faceva Fonda nel film di Lumet, dice che non è giusto obbedire alle leggi quando queste sono palesemente ingiuste.

L’esempio contagioso del giurato dissenziente fa sì che anche gli altri si aprano uno per volta. Parlano di ciò che li inquieta come individui travolti da una società che cambia a vista d’occhio, della preoccupante situazione in cui versa Mosca e l’intero Paese. Si interrogano sui torti e sulle ragioni per cui le cose non vanno nel modo in cui dovrebbero andare. L’uomo russo non riesce a vivere in un modo conforme alla legge perché la sente come una cosa astratta, che non gli appartiene. In Russia il cuore e l’anima hanno un posto predominante rispetto alla legge. Ciascuno dei dodici giurati è dotato di un cuore e di un’anima. Ma in alcuni di essi questo aspetto tarda a manifestarsi per via del risentimento che ha sepolto la loro sensibilità personale sotto strati di indifferenza e di rancore.

Il più acceso sostenitore della colpevolezza del ragazzo è un tassista (Sergej Garmash), un uomo rude, dominato da sentimenti nazionalistici, il quale è convinto della colpevolezza dell’imputato soltanto perché è un ceceno, un primitivo e dunque malvagio e assassino per definizione. Il surriscaldarsi della discussione induce il tassista a confessare il trattamento ingiusto e violento al quale ha sottoposto suo figlio, mite e remissivo, fino a spingerlo sull’orlo del suicidio.

Un operaio della metropolitana (Aleksej Petrenko), solidale in un primo momento con il tassista nel considerare gli stranieri come esseri inaffidabili, si mette a raccontare la storia di un suo zio idraulico che, a causa di una rovinosa perdita al gioco, stava per trasformarsi in terrorista. Nonostante le drammatiche premesse, la situazione si risolve perché l’aspirante criminale incontra un poliziotto comprensivo che riesce a farlo ragionare.

Un attore comico (Mikail Efremov), irritato per gli inconvenienti che il protrarsi della riunione avrà sulla sua attività professionale, dà sfoggio di cinismo, ma all’improvviso si lascia andare anche lui in un monologo dai toni tragici nel quale ricorda l’unico sorriso che, tra tante risate sgangherate, è riuscito a ottenere nel corso della sua carriera quando, bambino, al capezzale della nonna morente, aveva cercato di farla svagare con alcune ingenue imitazioni.

Il ragazzo ceceno è interpretato dal debuttante Apti Magamaev, mentre suo fratello minore, Abdi, interpreta nei flashback lo stesso personaggio quando, all’età di sette anni, si salva per miracolo dalle pallottole di un attacco dei soldati russi, ma vede i genitori morire sotto i propri occhi. Nella colonna sonora, composta da Eduard Artemev, si alternano canti popolari ceceni e raffiche delle mitragliatrici: una sinfonia di suoni e rumori che si intensificano nei momenti concitati e si diradano di tanto in tanto per lasciare spazio a una meditazione sulla libertà.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


Acquista il quaderno Abbonati Sfoglia il quaderno
“12”

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


2 Agosto 2008

Quaderno 3795-3796

  • pag. 349
  • Anno 2008
  • Volume III

Commenta e condividi
Stampa l'articolo

Si parla di:

Cinema

Dallo stesso Quaderno

«HUMANI GENERIS UNITAS». L’ENCICLICA MAI PUBBLICATA DI PIO XI SUL RAZZISMO

La bozza di enciclica Humani generis unitas contro il razzismo fu commissionata da Pio XI nel giugno del 1938 al...

2 Agosto 2008 Leggi

IL 60° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, celebrando nell’aula di Montecitorio, il 23 gennaio scorso, il 60° anniversario della Costituzione, ha...

2 Agosto 2008 Leggi

«L’ANGELO DECADUTO CHE RICORDA IL CIELO». EDGAR ALLAN POE

A due secoli dalla nascita di Edgar Allan Poe (19 gennaio 1809) l’articolo tenta di scoprirne l’anima mediante l’analisi di...

2 Agosto 2008 Leggi

L’EMERGENZA EDUCATIVA SECONDO I PADRI DELLA CHIESA

La produzione di opere pedagogiche da parte di autori ecclesiastici della tarda antichità è impressionante. Essa è indice di una...

2 Agosto 2008 Leggi

ITALIANI E TEDESCHI

L’articolo rileva il frequente disprezzo che certa stampa tedesca ostenta nei riguardi dell’Italia. E la confusione che fa tra lo...

2 Agosto 2008 Leggi

L’EPISTOLARIO DI DON MAZZOLARI E MARIA DI CAMPELLO

Nel carteggio ventennale tra don Primo Mazzolari e Maria di Campello troviamo la storia e l’intreccio di due vite molto diverse,...

2 Agosto 2008 Leggi

PADRE KOLVENBACH E GLI ESERCIZI

In occasione della fine del generalato del p. Kolvenbach è stata pubblicata una raccolta dei suoi principali scritti sul tema...

2 Agosto 2008 Leggi

LA CHIESA A DIFESA DEGLI SFRUTTATI

Ricevendo in visita ad limina gli episcopati delle Antille e della Thailandia, Benedetto XVI, fra l’altro, ha denunciato lo sfruttamento...

2 Agosto 2008 Leggi

TRENT’ANNI FA VENIVA LEGALIZZATO L’ABORTO IN ITALIA

Ricevendo il Movimento per la Vita e ricordando che 30 anni fa è stato legalizzato l’aborto in Italia, il Papa...

2 Agosto 2008 Leggi

ABBONATI

Dal 1850, la rivista internazionale dei gesuiti. Scegli l’abbonamento che preferisci: carta + digitale o solo digitale.

Scopri di più

Beatus Populus Cuius Dominus Deus Eius

La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs 70/2017 (ex L. 250/90). Importo lordo erogato per l’anno 2022: € 287.619,29

  • Attualità
  • Cultura e società
  • Scienza e tecnologia
  • Chiesa e spiritualità
  • Eventi
  • Pontificato
  • Chi siamo
  • Le edizioni internazionali
  • Abbonati
  • Dona
  • Biblioteca
  • Shop
  • Ricerca
  • Newsletter
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Termini e Condizioni
  • Condizioni di vendita
  • Pubblicità
  • Contatti
  • FAQ
  • Accedi
Icona del Livello A di conformità alle linee guida 1.0 del W3C-WAI riguardanti l'accessibilità dei contenuti del Web

© LA CIVILTÀ CATTOLICA 2025 | Partita iva 00946771003 | Iscrizione R.O.C. 6608

I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l'adattamento totale o parziale.