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CLAUDIO MONTEVERDI, MISSA IN ILLO TEMPORE

Giovanni Arledler

2 Giugno 2012

Quaderno 3887

MUSICA

a cura di G. ARLEDLER
 
Claudio Monteverdi, Missa in illo tempore. Odhecaton. Paolo da Col, direttore. Ricercar RIC 322 cd.
Per inquadrare l’acustica di un ambiente di solito si considera la totalità di un edificio, cosa appropriata per una sala da concerto come quelle realizzate di recente su disegno di Renzo Piano per il Parco della Musica a Roma, che hanno la forma di uno strumento musicale, una sorta di cassa di mandola rovesciata a tre diverse dimensioni. È facile immaginare che il medesimo criterio non si può seguire con altri tipi di edifici, come le chiese, spesso dall’acustica problematica o pessima. A proposito delle chiese di epoca rinascimentale o barocca, che di fatto ospitano organi e cantorie, si comprende già al primo sopraluogo che non si deve apprezzare l’ambiente nella sua totalità, ma piuttosto individuare quei punti e quelle zone che possono offrire una risposta acustica accettabile o perfino sorprendente.
È ciò che ha fatto Paolo da Col, coadiuvato da Jérôme Lejeune per la ripresa del suono e l’editing, all’interno della chiesa di Santa Barbara a Mantova, considerata dai prìncipi Gonzaga come una sorta di tempio dinastico. La Missa in illo tempore a sei voci, pubblicata nel 1610 da Claudio Monteverdi con un altro capolavoro assoluto come I Vespri della Beata Vergine Maria, era appunto destinata a questa chiesa di Santa Barbara, e il coro Odhecaton nel 2009 ha voluto valorizzare la cantoria situata in fondo all’edificio liturgico e le altre due poste a circa metà della navata. Un tocco di finezza aggiuntivo è dato alla registrazione dall’utilizzo suggestivo del leggero riverbero di suono che si ottiene da questa disposizione degli interpreti. Oltre alla messa monteverdiana, sono stati incisi alcuni mottetti di Giaches de Wert (maestro di cappella in Santa Barbara dal 1565 al 1596), un mottetto di Nicolas Gombert (che offre i temi su cui si fonda la Missa) e tre pagine inedite dello stesso Monteverdi, da poco scoperte e autenticate da Luigi Collarile.
Accanto a questo pregevole cd, vorremmo segnalare un’incisione ormai storica dei Vespri della Beata Vergine Maria, effettuata dal vivo nel giugno 1989 dalla BBC con la collaborazione dell’etichetta Archiv della Deutsche Grammophon e di altri partners, in San Marco a Venezia sotto la bacchetta di John Elliot Gardiner, alla guida del Monteverdi Choir e del London Oratory Junior Choir e di due complessi strumentali (His Majestic Sagbutts & Cornetts e The English Baroque Soloists), che accompagnavano le voci con strumenti originali d’epoca. L’accostamento tra le due registrazioni, oltre che dalla stessa data di stampa delle due partiture, è suggerito anche da un’affine percezione dello spazio sonoro da parte degli interpreti, in situazioni acustiche diverse. L’acustica di San Marco a Venezia è molto più problematica rispetto a quella di Santa Barbara di Mantova, ma in ogni corso di storia della musica sono citate le due opposte cantorie della basilica veneziana, per le quali furono appositamente composte tante musiche eccellenti, come quelle di Andrea e Giovanni Gabrieli. Specie nell’edizione video, che nel 2003 è stata riversata in dvd, si può cogliere la maestria e la finezza con la quale Gardiner si spinge molto più in là rispetto al valorizzare due cori contrapposti: con le sue scelte sonore e visive, sembra proporre una sorta di sacra rappresentazione dei Vespri di Monteverdi che, nell’alternarsi dei Salmi con alcuni «Concerti dei concerti spirituali» su testi appropriati, in stile diversificato, sembrano in parte riassumere la storia della musica sacra, dal Medioevo al Rinascimento fino al Primo Barocco, per concludere con un potente e suggestivo Magnificat.
Può apparire esagerato che ogni singolo pezzo, soprattutto quando è affidato a solisti vocali e a pochi strumenti, sia valorizzato da una regia sonora che cerca di trarre profitto da ogni edicola, balcone, loggetta, cantoria che si affaccia sul punto di incontro tra il transetto e la navata della basilica. In questo continuo affacciarsi, cantare e suonare, comparire per poi scomparire, gli interpreti sembrano muoversi con una certa naturalezza. Nella versione audio per due cd si può ascoltare anche il Magnificat II (versione alternativa senza strumenti obbligati), registrato a Londra due mesi dopo. Nella versione video, e anche nel dvd, si può seguire un documentario che presenta la genesi dell’interpretazione di Gardiner, nel racconto suo e di chi lo conosce, in relazione alla partitura monteverdiana e la testimonianza di una dedizione pressoché completa nata a partire dai suoi 15 anni. Lo sfondo dei magnifici interni di San Marco e di altre chiese veneziane come quella dei Frari, gli esterni di una città unica al mondo come Venezia, fanno di questo dvd uno dei più belli che si conoscano.
La musica di Monteverdi ci fa comprendere come una schiera di grandi compositori italiani, più di uno, con diverse motivazioni, definito con il titolo di «principe della musica», a partire da Palestrina per giungere a Pergolesi, abbia contribuito in modo decisivo a consegnare una tradizione straordinaria a geni musicali come Bach, Mozart, Beethoven e allo stesso Giuseppe Verdi.

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CLAUDIO MONTEVERDI, MISSA IN ILLO TEMPORE

Giovanni Arledler


2 Giugno 2012

Quaderno 3887

  • pag. 529
  • Anno 2012
  • Volume II

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