Sembra ad alcuni che la figura di Sansone, con le sue vicende violente, sia un corpo estraneo nel libro dei Giudici. Ma già san Girolamo vedeva in lui un «tipo» di Cristo, e più in generale i Padri consideravano globalmente l’Antico Testamento come annuncio del Nuovo. L’articolo dimostra che la presenza di Sansone nel libro non ne sminuisce ma anzi ne accresce la coerenza: non solo egli è il «dodicesimo» dei giudici, ma riunisce in sé i motivi che li caratterizzano tutti e appare come l’incarnazione stessa di Israele. Si veda infatti il parallelismo con la storia di Gedeone, il tema della ripetizione degli stessi errori, il motivo degli «occhi» in relazione al ritornello «gli israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore». L’Autore insegna Esegesi dell’Antico Testamento nella Facoltà di Teologia di Francoforte, in Germania.
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