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RIVISTA CULTURALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ, FONDATA NEL 1850
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Editoria La Civiltà Cattolica

Nuovo direttore alla «Civiltà Cattolica»

Antonio Spadaro

1 Ottobre 2011

Quaderno 3871

La Civiltà Cattolica, nata nel 1850, ha vissuto decenni nei quali è mutato il significato stesso della comunicazione, oltre alle sue modalità. Nel nostro tempo, segnato profondamente dalle reti sociali e dai nuovi media digitali, comunicare significa sempre meno «trasmettere» notizie e sempre più essere testimoni e «condividere» con altri visioni e idee. Tra le prime conseguenze c’è la necessità che dalla pagina traspaia con chiarezza un messaggio. Fare cultura oggi significa assumersi le proprie responsabilità e il proprio compito nella conoscenza. Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 45 a Giornata Mondiale delle Comunicazioni ha scritto che «quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali».

Ciò che La Civiltà Cattolica intende offrire ai suoi lettori è proprio questo: la condivisione di un’esperienza intellettuale illuminata dalla fede cristiana e profondamente innestata nella vita culturale, sociale, economica, politica dei nostri giorni. Il suo contributo è serio, ma non elitario: il suo linguaggio, in genere, è piano, comprensibile, non per «addetti ai lavori». Soprattutto è una rivista che vuole condividere le proprie riflessioni non solamente con il mondo cattolico, ma con ogni persona impegnata seriamente nel mondo e desiderosa di avere fonti di informazione affidabili, capaci di far maturare il giudizio personale. È nel suo codice genetico fare da ponte, interpretando il mondo per la Chiesa e la Chiesa per il mondo, contribuendo a un dialogo aperto, pieno, cordiale, rispettoso. Gli scrittori della Civiltà Cattolica sono convinti che una rivista culturale non possa essere «neutra»: più diventa portatrice di una visione della realtà, più essa ha interesse, senso, utilità.

Non c’è alcun bisogno di ricordare la funzione essenziale che hanno svolto nel nostro Paese le riviste culturali. Nei primi anni del Novecento e tra le due guerre mondiali, hanno rappresentato un luogo vivo e inquieto di scambio, incontro e scontro culturale, di valori e di idee. La Civiltà Cattolica , essendo la rivista culturale più antica d’Italia, non intende venir meno a tale compito. Non si tratta di fare proclami o campagne ideologiche, ma di avere una coscienza critica attiva, capace di dichiarare gusti e prospettive e, soprattutto, capace di aprire scenari, ispirare l’azione e la sensibilità. La Civiltà Cattolica — scrivevano i nostri predecessori nel 1851 — «ti entra in casa per recarti novelle, per proporti dubbi, per darti schiarimenti su questa o quella quistione delle più dibattute». L’identità della nostra testata include dunque non solamente buone analisi e ricerche originali, ma anche prese di posizione che siano in grado di parlare all’intelligenza e al cuore dei lettori.

 ***

Le proposte culturali che la rivista offre sono caratterizzate da una sintonia speciale con la Santa Sede sin dalla sua fondazione, come è anche attestato dal Breve pontificio Gravissimum Supremi del 1866. Il lettore, che condivida o meno le nostre scelte, potrà contare sul fatto che le nostre opzioni non si distanziano da quelle del Magistero della Chiesa. La rivista da sempre intende svolgere un modesto servizio alla Chiesa, in particolare al Papa, nel suo impegno ecclesiale universale. Questo spirito di servizio, del resto, è conforme a una testata sulla quale scrivono soltanto gesuiti, che sono legati al Pontefice da un vincolo particolare di amore e di obbedienza. La Civiltà Cattolica ha una peculiarità: è chiamata a offrire una visione della realtà, quella vissuta dai religiosi che lavorano nella redazione o che collaborano con noi non facendo parte del collegio. Il nostro tesoro è la spiritualità di Ignazio di Loyola, una spiritualità incarnata, umanistica, curiosa e attenta alla ricerca della presenza di Dio nel mondo. Principio ispiratore di questa spiritualità è un criterio molto semplice: «Cercare e trovare Dio in tutte le cose», come scrive sant’Ignazio.

Nella vita cristiana non si tratta di scegliere o Dio o il mondo; piuttosto, sempre, Dio nel mondo. La creatività dello Spirito è all’opera ovunque nel mondo, nella diversità delle sue culture e nella varietà delle sue esperienze. Compito del cristiano, oggi più che mai, è scoprire ciò che Dio opera nella vita delle persone, della società e della cultura, e discernere come Egli prosegua la sua opera. Allora per La Civiltà Cattolica essere fedele alla Chiesa significa sostanzialmente rispondere all’appello dei Pontefici rivolto alla Compagnia di Gesù nel suo complesso, e in particolare a quello di Benedetto XVI : «Come più volte vi hanno detto i miei Predecessori, la Chiesa ha bisogno di voi, conta su di voi, e continua a rivolgersi a voi con fiducia, in particolare per raggiungere quei luoghi fisici e spirituali dove altri non arrivano o hanno difficoltà ad arrivare. Sono rimaste scolpite nel vostro cuore le parole di Paolo VI : “Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i Gesuiti”».

In questo senso La Civiltà Cattolica intende testimoniare che «vi è un’armonia profonda fra fede e ragione, fra spirito evangelico, sete di giustizia e operosità per la pace» (Discorso ai partecipanti alla 35.ma Congregazione Generale della Compagnia di Gesù).

***

Questo atteggiamento implica un ascolto attento delle esigenze dell’uomo d’oggi, delle sue forme di espressione, della sua vita sociale, con grande rispetto e cura. A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II che la nostra rivista ha seguito con estrema attenzione, lasciandosi plasmare profondamente dal suo spirito, sentiamo che «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo». Infatti «bisogna conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche» (Gaudium et spes, n. 4). Ecco perché scrivere per noi significa avviare un dialogo con l’uomo del nostro tempo, credente o non credente, riconoscendone le profonde aspirazioni ai valori fondamentali, e le tensioni spirituali dovunque e comunque esse si esprimano. E il dialogo vero nasce dal fatto di riconoscere che l’altro ha verità e valori da offrirmi. Soprattutto, la nostra rivista non intende esprimere lamenti per il presente o nostalgie per il passato. In sintonia con la tradizione il suo scopo è quello di dare chiavi di lettura per il presente, avendo lo sguardo rivolto al futuro.

Per questo motivo crediamo che il concetto stesso di «rivista» in un tempo come il nostro nel quale la comunicazione culturale è resa facile e accessibile, facilmente condivisibile e commentabile, stia mutando. Una conseguenza immediata: La Civiltà Cattolica sarà sempre più da identificare per il pensiero che esprime, che troverà espressione in vari canali e supporti, tra i quali c’è innanzitutto ma non esclusivamente quello cartaceo. In tal senso occorre imitare i primi gesuiti della rivista che furono innovatori, immaginando l’uso della stampa che era il mezzo di cui si servivano i rivoluzionari, i liberali e gli anarchici. E questo per fedeltà alla richiesta del Pontefice di allora, riguardo ai loro scritti, di «spargerli e diffonderli ampiamente in tutti i Paesi», come si legge nella Gravissimum Supremi . Così il nostro messaggio col tempo sarà diffuso anche su supporti digitali per essere maggiormente fruibile e aperto al dibattito.

***

La Civiltà Cattolica per tradizione e natura esprime una forma «alta» di giornalismo culturale collocandosi in un difficile territorio di confine. La sua periodicità quindicinale la colloca al riparo sia dalla cronaca sia dalla riflessione troppo lontana dall’attualità: la rapidità dei cambiamenti richiede, d’altra parte, analisi frequenti e reazioni non troppo dilatate nel tempo. In un articolo programmatico che apriva il primo fascicolo della Civiltà Cattolica si legge: «Se da una parte si perde di attualità si potrà forse dall’altra compensarne la iattura colla precisione e ampiezza maggiore, colla verità più probabile, in quanto c’è stato tempo di ponderar le notizie pria di darle, di attendere nuovi schiarimenti, di confrontare i Giornali tra loro e colle private nostre corrispondenze, e di usare insomma delle precauzioni che sarebbero impossibili se dovessimo giorno per giorno dir cose nuove». Inoltre l’approccio ai temi e il linguaggio proprio della Civiltà Cattolica la propongono come una testata che fa ricerca ma che intende essere, come dicevano i nostri predecessori, un «pascolo intellettuale» accessibile anche ai non specialisti.

L’approccio ampio alla cultura per linguaggio e temi (dalla politica alla storia, dalla letteratura alla psicologia, dal cinema all’economia, dalla filosofia alla teologia, dal costume alla scienza…) la rendono particolarmente adatta ai nostri tempi. La complessità e la frammentazione della vita moderna richiedono uno sforzo particolare di comprensione e ricomposizione dei frammenti del sapere. Sin dall’editoriale del primo fascicolo del 1850 la nostra rivista ha interpretato così la propria «cattolicità»: «Una Civiltà cattolica non sarebbe cattolica, cioè universale, se non potesse comporsi con qualunque forma di cosa pubblica». Grazie alla molteplicità degli argomenti trattati, il nostro lettore può familiarizzarsi con una quantità di temi dibattuti e attuali, in vista di un’opinione personale. Così intendiamo rispondere all’appello che Benedetto XVI ci ha rivolto nel febbraio del 2006, ricevendoci in udienza: «In questo nostro tempo in cui il Signore Gesù chiama la sua Chiesa ad annunciare con nuovo slancio il Vangelo di salvezza, non ci si può tuttavia dispensare dalla ricerca di nuovi approcci alla situazione storica in cui oggi vivono gli uomini e le donne, per presentare ad essi in forme efficaci l’annuncio della Buona Notizia. La Civiltà Cattolica , per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà, pertanto, di rinnovarsi continuamente, leggendo correttamente i “segni dei tempi”». Per quanto sarà possibile, non vorremmo semplicemente commentare riflessioni già formulate, ma anche tentare di anticipare le tendenze e prevederne l’impatto, mirando a tener desta l’attenzione dei lettori.

***

Questo lavoro è frutto di una redazione tradizionalmente chiamata collegio degli scrittori. La Civiltà Cattolica è l’espressione del lavoro di una équipe , e dunque di una ricerca e di una fatica condivisa: ogni articolo prima della sua pubblicazione è sottoposto al giudizio degli altri e, alla fine, è il frutto di un dialogo interno. Noi scrittori siamo, come ci scrisse Leone XIII nel Breve Sapienti Consilio , «uniti in comunanza di vita e di studi». Io stesso come direttore rientro a far parte, con una responsabilità in più, di un lavoro collegiale che è stato guidato con saggezza e liberalità per oltre 25 anni da padre GianPaolo Salvini, che ringrazio anche a nome di tutta la redazione e dei lettori per il lavoro svolto e per quello che continuerà a svolgere tra di noi.

Non solo: la rivista è espressione di un realtà ecclesiale, legata strettamente per sintonia e intendimenti alla Sede Apostolica, e anche attenta in particolare alla Chiesa in Italia, nel cammino della quale la rivista pure si sente inserita. Nell’assumere la direzione della Civiltà Cattolica , affidandomi alla generosa fiducia dei lettori, riconfermo un pensiero che la nostra rivista ben formulava esattamente 160 anni fa, nel 1851, e che resta attualissimo: «Tra chi scrive e chi legge corre una comunicazione di pensieri e di affetti che tiene molto dell’amicizia, spesso giunge ad essere quasi una segreta intimità: soprattutto quando la lealtà da una parte e la fiducia dall’altra vengono a raffermarla».

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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Nuovo direttore alla «Civiltà Cattolica»

Antonio Spadaro

Sottosegretario del Dicastero Vaticano per la Cultura e l’Educazione. Scrittore emerito de La Civiltà Cattolica.


1 Ottobre 2011

Quaderno 3871

  • pag. 3 - 7
  • Anno 2011
  • Volume IV

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