[A Betlemme] si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito; lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, poiché per loro non c’era posto. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse: «Non temete. Vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un salvatore, Cristo Signore» (Lc 2,6-11)
L’angelo del Signore, sfolgorante di luce, rivela ai pastori la buona notizia: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore». Oggi è Natale per tutta l’umanità, per tutti gli uomini del mondo: nel bambino che nasce a Betlemme si sono manifestati «la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini» (Tt 3,4). E noi siamo chiamati a contemplare ed accogliere la benevolenza divina per noi: Dio che si fa infante, piccolo, povero, indifeso, bambino, chiede di essere accolto nel nostro cuore, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nella Chiesa.
Celebriamo con gioia il mistero di questa nascita. Il Signore Gesù, prendendo la nostra stessa carne, entra nel tempo, si fa nostro compagno e amico, abita la storia degli uomini, la assume su di sé, e la ama, e amandola la redime e la salva. Perché solo ciò che si ama davvero si può redimere.
Ma allora come vivere il Natale? Ce lo insegnano Maria e Giuseppe. Essi accolgono Gesù nel modo in cui egli viene: non c’è posto per lui, e deve nascere in una stalla; i grandi del tempo sono impegnati per il censimento dell’imperatore, e dimenticano l’atteso di tutta la storia, il Messia d’Israele. Tutti immaginavano la sua venuta come uno sconvolgimento dell’universo, e invece egli nasce come un bimbo, bisognoso perfino delle cure dei suoi genitori.
Maria e Giuseppe sono poveri, come tanti genitori, alle prese con i problemi di tutti i genitori del mondo. Di certo si erano preparati con le piccole cose che segnano l’attesa di una nascita: le fasce, i vestitini, la culla. Ora, a Betlemme, tutto sembra sconvolto: nulla di quanto hanno preparato è a loro disposizione. Vivono la precarietà della vita di tutti. Eppure, sono persone in ascolto, disponibili a quanto il piano di Dio chiede loro e fanno il possibile
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