Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”» (Lc 10,1-11).
Dopo aver formulato le esigenze della sequela, Gesù designa 72 discepoli da inviare in missione. «72» sta a indicare il numero di tutte le nazioni della terra secondo la Genesi (cfr cap. 10, nel greco), e quindi il mondo intero. Perciò i discepoli sono pochi rispetto alla «messe che è molta!». Di qui l’invito a pregare il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe. La preghiera – dietro l’esempio di Gesù (cfr Lc 6,12) – è il primo mezzo per annunciare il Vangelo ed anche lo strumento apostolico più efficace: «Venga il tuo regno» (Lc 11,2).
Le modalità della missione sembrano preoccupanti: «Vi mando come agnelli in mezzo a lupi…». I discepoli sono inviati in un mondo che è ostile; perciò deve essere affrontato con verità e con rigore. Poiché nel mondo contano la ricchezza e la potenza, i discepoli devono essere poveri: non portano alcuna borsa per il denaro, che è la sicurezza del ricco, e nemmeno la bisaccia, che raccoglie le poche cose che fanno la sicurezza del povero. Paradossalmente l’unico tesoro del discepolo è «lasciare tutto» per confidare nella Parola del Signore: è la ricchezza che nessuno può rubare (cfr Lc 12,33).
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