Più che una miniserie in quattro puntate, «Unorthodox» sembra un film di circa quattro ore, tanto è alta la maestria con cui è girata, con un gioco di spazi (chiuso/aperto) che meriterebbe la gratificazione del grande schermo. Ma non solo: c’è una soluzione alla tensione fra la Comunità e l’Altrove che non sia la fuga? […]

Come scrive La civiltà cattolica, la rivista dei gesuiti, «la serie è scritta egregiamente e interpretata in modo straordinario da Shira Haas, che manifesta una sorprendente plasticità di espressioni e un’intensità coinvolgente. Conformemente al libro, lo scopo della serie non è quello di criticare la “religione”, o anche una particolare comunità, ma, a partire da un caso individuale, quello di mostrare l’aspirazione alla libertà di una giovane donna il cui carattere indipendente soffoca nella vita molto inquadrata di una comunità ultraortodossa».

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