Undicesimo: meglio non aprire un profilo su Tinder. L’amore al tempo del dating non sembra proprio essere compatibile con i precetti cristiani. Eppure su Tinder così come su OkCupid o Badoo si sono sviluppate in qeusti anni anche relazioni stabili sfociate (in rari casi) persino in matrimoni, tuttavia le dating-app maggiormente usate a qualsiasi latitudine da giovani e meno giovani, secondo la Chiesa cattolica, restano un fenomeno problematico visto che continuano ad obbedire «alla logica del mercato affettivo segnato dalla competizione e dalle relazioni deboli». Una deriva che di sicuro non porta alla felicità ma – generalmente – a rapporti tendenzialmente superficiali, tipo usa e getta. Generando o alimentando «analfabetismo sentimentale ed erotico».

In questi anni è nata persino una app di incontri riservati a credenti (CatholicMatch.com) che al momento della iscrizione chiede agli utenti di indicare, tra le varie cose, il loro grado di osservanza ai precetti, il ruolo che la fede riveste nella loro vita, quante volte vanno a messa durante l’anno e in che modo i valori cristiani sono importanti. Eppure nemmeno questa app sembra essere rassicurante per annullare le resistenze della Chiesa a sdoganare completamente i siti di incontri: «Nelle dating app il concetto di amore è quasi un tabù. Sebbene manchino ulteriori studi in merito, riteniamo che ciò sia dovuto alla logica mercantile delle app per incontri, che si muove secondo i parametri del desiderio e non dell’amore. Ma di che specie di amore stiamo parlando?» si è chiesta la Civiltà Cattolica in un articolo in cui ha parametrato la realtà degli incontri nati su piattaforme alle cornici del Magistero contenute nelle encicliche papali, soprattutto nella Fratelli Tutti di Papa Francesco che in alcuni passaggi la ha dedicata proprio alle dinamiche dei rapporti umani filtrati dalla tecnologia. […]

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