Parlare di pace invece che di vittoria non è opportuno, soprattutto per i contendenti, che devono tenere conto delle proprie opinioni pubbliche e non scontentare gli alleati, soprattutto la Nato.
È possibile interpretare con questa chiave il piccolo giallo che si è scatenato in seguito alle dichiarazioni di papa Francesco, che tornando da Budapest aveva parlato di una missione diplomatica della Santa sede «in corso» fra Russia e Ucraina. Parole subito negate da Kiev e da Mosca – la smentita però è spesso la conferma che qualcosa effettivamente si sta muovendo -, ma totalmente confermate dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. […]
«LA POSIZIONE DEL PAPA è quella di trovare una via per la pace, ma la pace in questo momento viene intesa dagli opposti schieramenti come vittoria, quindi parlare di pace è imbarazzante», spiega al manifesto il direttore della Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro, autore dell’Atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale (Feltrinelli), che ha accompagnato il papa a Budapest e che pochi minuti dopo twitta: «Parlare di #pace oggi imbarazza entrambe le parti. L’unica retorica ufficiale oggi può essere quella della #vittoria. Ma una diplomazia di valore morale non può seguire le retoriche proprie dei conflitti».
«L’idea che mi sono fatto – dice ancora Spadaro – è che la Santa sede sta compiendo questo tentativo di mediazione. Se poi riesca o no, è tutto da vedere, ma che il tentativo ci sia mi pare evidente».
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