Da dove viene il fascino del Natale? Perché coinvolge tutti, anche i non credenti? Perché ogni anno tanto più oggi, dopo la pandemia tutti ci concediamo un sorriso, in qualche modo in nome del bambino di Betlemme, se non altro mettendo luci o addobbi o facendo l’albero o il presepe o un gesto di solidarietà o scambiandoci doni e auguri? Perché questa sorta di tregua? Perché il Natale produce questa atmosfera? […]
Nell’ultimo numero di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro cita uno scrittore svedese, Stig Dagerman, che scrive: «Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un dio né un punto fermo sulla terra da cui poter attirare l’attenzione di un dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio come se non fosse anch’ esso circondato dalle tenebre.
Quelle pietre colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto». Questo “bisogno di consolazione” non è sentimentalismo, è la vera domanda della vita. Senza la consolante amicizia di Dio tutto perde consistenza e significato. Diventa nulla e vince la morte. Infatti sempre Dagerman osserva: «Tutto quel che mi accade di importante, tutto quel che conferisce alla mia vita il suo contenuto meraviglioso – l’incontro con una persona amata, una carezza sulla pelle, un aiuto nel bisogno, il chiaro di luna, una gita in barca sul mare, la gioia che dà un bambino, il brivido di fronte alla bellezza -, tutto questo si svolge totalmente al di fuori del tempo. Che io incontri la bellezza per un secondo o per cent’ anni è del tutto indifferente.
Non solo la beatitudine si trova al di fuori del tempo, ma essa nega anche ogni relazione tra il tempo e la vita». Se è vero che abbiamo vissuto l’epoca della scristianizzazione, è anche vero che ora stiamo vivendo la fine delle ideologie dell’ateismo. […]