Padre Antonio Spadaro ha lasciato la direzione de La Civiltà Cattolica. Siccome si tratta di quello che molti hanno chiamato “lo spin doctor del papa”, non pochi hanno cercato di capire cosa voglia dire l’addio nei rapporti di vertice: così per alcuni i gesuiti hanno affossato la stella Spadaro, per altri il chiacchiericcio indicava da tempo un mutato rapporto tra il “consigliere” e Francesco. La forza del chiacchiericcio è che presume di sapere quel che noi non sappiamo. Ma riferendone possiamo considerare che appena pubblicato il suo saluto ai lettori, ieri mattina, il gesuita era già a Santa Marta per accompagnare dal papa il regista di “Io comandante”, vincitore del Leone d’argento a Venezia.
Primo atto del nuovo lavoro da sotto segretario al dicastero vaticano che si occupa di cultura ed educazione cattolica? Io non penso: sono certo che lo avrebbe fatto ugualmente, come ha fatto con Martin Scorsese quando è venuto in Italia. Il chiacchiericcio e le semplificazioni ( se i gesuiti avessero affondato la stella Spadaro forse il suo farewell party sarebbe stato diverso) non aiutano sempre.
Così penso che quando si chiude una stagione si debba decidere o di ignorarla ( “non è rilevante”) o di capirla. […]
[…] nel suo saluto padre Spadaro ha voluto puntigliosamente e coraggiosamente scrivere che La Civiltà Cattolica è una rivista giornalistica, non accademica. Tutto la definiscono autorevole, prestigiosa ed altre espressioni così: lui l’ha definita giornalistica, a mio avviso perché sa che il giornalismo non sta molto bene. Questo modo di essere e fare dimostra che si può fare (forse si dovrebbe fare) senza essere affascinati dal potere. E su questo credo che i colleghi di padre Spadaro, i giornalisti cioè, potrebbero soffermarsi. Forse è una chiave per far riprendere il giornalismo dalle sue difficoltà.