Chiesa e fascismo, un tema molto trattato in queste settimane e al quale La Civiltà Cattolica dà un contributo di enorme rilievo, storico e non solo. Il punto davvero rimarchevole di questo articolo è il peso che sa dare alla comprensione di cosa pensavano il papa, Pio XI, e il Vaticano, tramite la riletture di carteggi e di articoli apparsi sulla stessa Civiltà Cattolica. Un lavoro che pochi sanno fare con altrettante onestà e lucidità.

Al centro dunque c’è Pio XI e il suo giudizio politico sul fascismo ai tempi della marcia su Roma. Siamo agli inizi, tempi però subito decisivi. Nel centenario dell’elezione di Pio XI, avvenuta il 6 febbraio 1922, padre Giovanni Sale ci ricorda subito l’importanza del primo gesto pubblico del nuovo papa: la decisione di impartire “la benedizione dalla loggia esterna della basilica vaticana, il che non avveniva dai giorni della presa di Roma da parte dell’esercito italiano. Da molti questo fatto fu interpretato come un gesto conciliativo, come un buon presagio per la composizione della Questione romana”.

L’orientamento pontificio verso il Partito Popolare non mutava rispetto al pontificato precedente, il Partito Popolare dunque seguitava a rappresentare “il partito politico dei cattolici italiani, in particolare lo strumento attraverso il quale far valere, sul piano politico-parlamentare, e quindi sociale, i diritti della religione e della Chiesa”. […]