«Ho il passaporto: il libro più bello del mondo». Così scriveva Hannah Arendt, dopo aver ricevuto (nel 1951) la cittadinanza statunitense. Lei, che comunque non si sentiva americana, aveva ben chiaro cosa significasse non appartenere a nessuna collettività politica. […]  «La cittadinanza andrebbe considerata come fenomeno — spiega il sociologo Giovanni Moro — come punto di osservazione della realtà. Un fenomeno complesso. E dinamico». Non si può affrontare il tema con le categorie concettuali e giuridiche proprie degli Stati nazionali, così come concepite a partire dal XVI secolo e aggiornate nel XX. Bisogna andare oltre, in qualche modo. Intanto cominciando a parlarne. «La Civiltà Cattolica» e la Georgetown University, nell’ambito del ciclo di incontri sulle «Questioni di civiltà», che si terrà per tutto il 2020, hanno organizzato un webinar dedicato al «Futuro della cittadinanza». […]

Leggi tutto su L’Osservatore Romano.