«L’abito della fede non è inamidato, si sviluppa con noi, non è rigido», cresce «anche» o, anzi, proprio grazie a «momenti di crisi»: lo ha detto papa Francesco che ha però criticato, nel corso dell’udienza generale, quei «gruppi» che vogliono «portare avanti riforme ecclesiali, cambiamenti nella vita della Chiesa» come «imprenditori della fede», puntando sulla «organizzazione» e i rapporti con i mass media, e dimenticano la cosa più importante, la preghiera, o recitando quella che, seguendo le proprie «idee», si configura come una «preghiera pagana». […]
Il Papa in persona, nei mesi scorsi, aveva chiarito il suo pensiero in materia di sinodalità in un appunto che ha voluto condividere con La Civiltà Cattolica. Francesco ha scritto in quell’occasione che a volte il «cattivo spirito» finisce «per condizionare il discernimento, favorendo posizioni ideologiche (da una parte e dall’altra), favorendo estenuanti conflitti fra settori e, quel che è peggio, indebolendo la libertà di spirito così importante per un cammino sinodale». Si verifica in questo caso «un’atmosfera che finisce per distorcere, ridurre e dividere l’aula sinodale in posizioni dialettiche e antagoniste che non aiutano in alcun modo la missione della Chiesa. Perché ognuno trincerato nella “sua verità” finisce per diventare prigioniero di se stesso e delle sue posizioni, proiettando in non poche situazioni le proprie confusioni e insoddisfazioni. Così, camminare insieme diventa impossibile». […]
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