La discussione sui problemi in Italia è sempre intossicata dalle ideologie. È raro che si valutino i pro e i contro con obiettività. Prevale in genere il “partito preso”. Lo si vede anche nella polemica sul limite del contante. È possibile un giudizio fondato sui fatti e non sui pregiudizi? Ieri Libero ha pubblicato un testo di Fabio Panetta, membro del board della Banca Centrale Europea, che ha spiegato l’utilità tecnica e sociale del contante. Un’altra voce super partes può aiutarci nella valutazione. È un saggio uscito sulla “Civiltà Cattolica” il 15 gennaio scorso. Com’ è noto, l’autorevole rivista dei gesuiti ha un filo diretto con la Segreteria di Stato vaticana e commenta i fatti sociali nell’orizzonte etico del bene comune e del magistero della Chiesa. Il saggio, firmato dall’economista Étienne Perrot che insegna all’Università di Friburgo, ha questo titolo: «I pericoli antropologici e politici di una società senza contanti». Perrot spiega che «nel capitalismo moderno, la triplice esigenza contraddittoria di razionalità, performance e sicurezza favorisce una tendenza apparentemente irresistibile» che «conduce il sistema verso la scomparsa del denaro contante». Ma tale «ideale tecnocratico» non si concilia «con il bene comune di tutti, in particolare delle popolazioni più fragili». […]

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