Le professioni fondamentali per tutti i popoli, di tutte le culture, non sono poche: ma una sola, che io sappia, si basa su un giuramento, segno evidente che quella professione con la religione deve avere un rapporto particolare. Si tratta, come è noto, della professione del medico. La cura del malato, dei malati, delle malattie, ha evidentemente a che fare con Dio, con le cosiddetti religioni celesti, cioè tutte le religioni basate sull’amore e divenute prevalenti nel mondo da tempi molto lontani, con ogni probabilità da quando la diffusione degli allevamenti ha liberato l’umanità dal cannibalismo. Così il prossimo è diventato oggetto e soggetto di cura, anche sanitaria. Il cristianesimo non si è sottratto certo a questa realtà e la medicina è comparsa nei conventi, nelle missioni, nelle priorità di ordini e individui mossi dall’amore per Dio e quindi per il “prossimo tuo”. E’ ancora così? Certamente sì, ma vorrà pur dir qualcosa se davanti alla crisi pandemica è dovuta scendere in campo la prestigiosa rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica. Qualcosa non va, e deve essere qualcosa di grave. […]

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