Il 29 gennaio 1951 Nunzio Filogamo, collegato in diretta radiofonica, dichiarava aperto dal Salone delle Feste del casino municipale di Sanremo il primo Festival della canzone italiana. Settant’anni dopo, lo spettacolo più popolare in Italia è al centro dell’ennesima stucchevole diatriba tra cultura “alta” e cultura “bassa”. A innescare la miccia è stato un tweet del ministro della Cultura Dario Franceschini: “Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”. […]

[…] la posizione “siccome i cinema e i teatri sono chiusi, non si deve fare nemmeno Sanremo”, andrebbe ribaltata: gli artisti che si scagliano contro il Festival dovrebbero sperare che si svolga e che si svolga senza problemi. Perché vorrà dire che i protocolli di sicurezza avranno funzionato e che quei protocolli, opportunamente adattati, potrebbero servire anche per far riaprire il prima possibile cinema e teatri.

Sui 70 anni di Sanremo parla anche Mogol in una densa intervista concessa a padre Antonio Spadaro che si può leggere qui: https://www.laciviltacattolica.it/articolo/a-colloquio-con-mogol/

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