«Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa. Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. Sia protagonista del suo destino. Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni». Ci è voluto il solito papa Francesco per porre nuovamente l’Africa al centro dell’agenda politica globale. Perché non succede, soprattutto in Italia?

Dov’è la politica?
La politica purtroppo non c’è. Parla d’altro, non capisce, non se ne occupa. […]

Se la RD del Congo, dunque, è una polveriera dal ’95, il giovane Sud Sudan, resosi indipendente solo nel 2011, soffre a causa di un’economia fragile, delle conseguenze del Covid-19 e della tragica invasione delle locuste del deserto. Infine, ha dovuto fare i conti con il calo del prezzo del petrolio e con tre anni consecutivi di grandi inondazioni, come racconta Jean-Pierre Bodjoko sul numero 4142 de “La civiltà cattolica”.

Tutto questo mentre la città di Chinguetti, in Mauritania, sta rischiando di scomparire per via della sabbia. Ne ha parlato di recente Valerio Cataldi in un bellissimo servizio per Rainews24, fugando ogni dubbio sul ruolo geo-politico, economico e sociale dell’Africa nei decenni a venire.

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