Quest’anno l’Osservatorio Vaticano (VO) celebra i trent’anni dalla «prima luce» che ha raggiunto il Vatican Advanced Technology Telescope (VATT) nel suo osservatorio sul Monte Graham in Arizona, negli Stati Uniti. Quando papa Leone XIII istituì l’Osservatorio nella sua forma moderna (la sua storia risale alla riforma gregoriana del calendario), i suoi telescopi si trovavano all’interno del Vaticano. Negli anni Trenta, l’impatto delle luci elettriche di Roma costrinse l’Osservatorio a trasferirsi più a sud, a Castel Gandolfo; la continua crescita dell’inquinamento luminoso portò infine alla costruzione del VATT sul remoto Monte Graham. La prima luce dal cielo notturno è penetrata in quel telescopio nel settembre 1993.
Le ottiche del VATT (dette «avanzate», perché il loro design rivoluzionario oggi è utilizzato nei più grandi telescopi) restano tuttora di levatura mondiale. Tuttavia, in questi trent’anni la tecnologia collegata al telescopio ha continuato a progredire. Ray Butler e Aaron Golden dell’Università di Galway (Irlanda) sono tra gli astronomi che collaborano con il VO nella ricerca. Anni fa, quell’università prestò all’osservatorio una telecamera speciale per il VATT, il Galway Ultra Fast Imager (GUFI). Il GUFI è stato progettato per acquisire immagini in rapida sequenza, ma con una sensibilità inferiore e una visione del cielo più ristretta rispetto alla fotocamera scientifica in dotazione al VO. Ora Butler e Golden hanno introdotto una nuova fotocamera, Andor Marana, che è più sensibile del GUFI e fornisce una visuale circa quattro volte più ampia. Lo scorso mese i due scienziati hanno affiancato al telescopio l’astronomo del VO p. Rich Boyle S.I., che sta osservando stelle vicine simili al sole, alla ricerca di possibili sistemi planetari.
Questa immagine di un «ammasso globulare» (un serrato raggruppamento di stelle che orbita unitariamente attorno a una galassia), chiamato «NGC5466», mostra che cosa è in grado di produrre questa nuova fotocamera.
La sede del VO e i suoi telescopi più antichi sono ancora a Castel Gandolfo. In quella sede fr. Bob Macke S.I. si prepara a misurare i campioni di materiale che a settembre saranno riportati dall’asteroide «Bennu», a opera della missione OSIRIS-REx della NASA. Fr. Macke è il curatore della vasta collezione di meteoriti del VO, ovvero dei frammenti di asteroidi caduti sulla Terra. Sta costruendo un dispositivo, detto «picnometro a gas», che verrà utilizzato per misurare la densità e la porosità dei campioni di Bennu. Questo esame verrà condotto simultaneamente al Johnson Space Center della NASA e a Castel Gandolfo.
Tra i motivi per cui papa Leone XIII istituì il moderno VO c’era l’intento di sfatare il mito persistente secondo cui la scienza e la Chiesa sarebbero in conflitto. Quel mito è ancora vivo. In effetti, i sondaggi dicono che tra le ragioni più rilevanti dell’allontanamento dalla fede di numerosi giovani in vari luoghi, la «scienza» costituisce un’affermazione ricorrente. Pertanto, tra le attività importanti dell’Osservatorio ci sono l’istruzione e la sensibilizzazione del pubblico.
A tal fine, fr. Guy Consolmagno S.I., direttore del VO, ha dedicato il mese di aprile a un viaggio nella regione dei Grandi Laghi degli Stati Uniti, nel corso del quale ha tenuto incontri nelle chiese cattoliche e nelle università. Insieme a lui, l’astronomo del VO p. Alessandro Omizzolo, della diocesi di Padova, e altro personale dell’Osservatorio stanno preparando la scuola estiva dell’Osservatorio Vaticano per giovani astronomi professionisti (VOSS), che si terrà a Castel Gandolfo a giugno. Nello stesso mese di aprile, la rivista Columbia dei Cavalieri di Colombo, la grande organizzazione internazionale cattolica con sede negli Stati Uniti, ha dedicato un numero all’astronomia. Conteneva un articolo su p. Georges Lemaître, il sacerdote e fisico belga che sviluppò la teoria scientifica dell’origine dell’universo oggi nota come «Big Bang». L’articolo è apparso a firma di Chris Graney, un Adjunct Scholar del VO specialista in storia dell’astronomia. Columbia raggiunge circa due milioni di Cavalieri.
Così la Specola Vaticana celebra, con un ampio raggio d’azione, una ricerca produttiva e partner preziosi, i trent’anni dalla «prima luce» al VATT.