All’inizio di quest’anno l’editore Springer ha pubblicato il libro Italian Contributions to Planetary Astronomy: From the Discovery of Ceres to Pluto’s Orbit, a cura di Ileana Chinnici, studiosa aggiunta dell’Osservatorio Vaticano. Chinnici è anche ricercatrice astronoma presso l’INAF – Osservatorio astronomico di Palermo (Istituto Nazionale di Astrofisica, Palermo). Il libro, come spiega l’editore, mette a tema «l’epoca d’oro dell’astronomia italiana», tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Quando Cerere e Plutone furono scoperti, vennero considerati pianeti. Cerere fu individuato in un’orbita compresa tra Marte e Giove da padre Giuseppe Piazzi all’Osservatorio di Palermo nel Capodanno del 1801. Piazzi era un prete teatino che aveva fondato quell’osservatorio. Col tempo, tuttavia, tra le orbite di Marte e Giove furono scoperti altri corpi e ciò condusse a riqualificarli complessivamente, compreso Cerere, come «asteroidi». Quanto a Plutone, fu scoperto in orbita attorno a Nettuno da Clyde Tombaugh al Lowell Observatory negli Stati Uniti, nel 1930, e l’Osservatorio di Padova intervenne nel calcolo della sua orbita. Col tempo furono scoperti altri corpi oltre Nettuno. Ora vengono chiamati «oggetti transnettuniani», o TNO (gli astronomi dell’Osservatorio Vaticano hanno scoperto diversi TNO nel corso degli anni). Cerere e Plutone sono stati quindi ciascuno il primo di una classe di corpi da scoprire. Entrambi sono abbastanza grandi da essersi meritati una ulteriore riclassificazione, nel XXI secolo, come «pianeti nani».
Italian Contributions contiene otto capitoli. Oltre alla curatela del volume, Chinnici ha contribuito con un capitolo sulla scoperta di Cerere a Palermo. Un altro studioso aggiunto dell’Osservatorio Vaticano, Aldo Altamore, è coautore di un capitolo su «L’astronomia planetaria e cometaria al Collegio Romano». Altri capitoli presentano il lavoro degli astronomi di Catania, Torino e Padova, dedicati a Giovanni Schiaparelli, Giovanni Battista Donati, padre Angelo Secchi S.I. e Annibale De Gasparis, nonché padre Piazzi.
In un’intervista, Chinnici ha osservato che la storia dell’astronomia «è un settore che nel nostro Osservatorio [di Palermo] ha una lunga tradizione, essendosi sviluppato a partire dal ricco patrimonio storico di strumenti, libri e archivi che è qui custodito e che “racconta” gli oltre 200 anni di attività di questa istituzione». Il principale campo di ricerca della studiosa è la nascita dell’astrofisica, in particolare lo sviluppo iniziale della spettroscopia astronomica e della fotografia avvenuti nella seconda metà del XIX secolo. Entrambi questi ambiti l’hanno portata a collaborare con la Specola Vaticana a partire dalla fine degli anni Novanta.
I suoi contatti con la Specola si sono intensificati nel 2009, Anno internazionale dell’astronomia, con una mostra sul patrimonio astronomico italiano, alla quale l’Osservatorio vaticano ha dato un sostanziale contributo. Padre José Funes S.I., allora direttore della Specola, propose la nomina di Chinnici a studiosa aggiunta. Come gli astronomi residenti della Specola, che sono tutti sacerdoti o religiosi (per lo più gesuiti), gli studiosi aggiunti hanno pieno accesso all’Osservatorio e alle sue strutture, compreso un appartamento dove quei ricercatori possono soggiornare per periodi prolungati. La dottoressa Chinnici è stata la prima donna a essere nominata studiosa aggiunta, e quindi è il primo astronomo donna della Specola.
Da quel momento, il suo lavoro con l’Osservatorio Vaticano non ha fatto che aumentare, grazie in gran parte alla sua ricerca sul lavoro di padre Secchi, che, come lei stessa sottolinea, sembrava essere stato dimenticato dalla storia. «Bisognava rimediare!» afferma. «La biblioteca della Specola raccoglie tutte le opere di questo illustre scienziato e quindi la Specola è stato il luogo ideale dove mettere a punto la sua biografia, colmando così una lacuna storiografica». Ha recentemente pubblicato la sua corrispondenza e i suoi diari: il volume conclusivo di quest’opera, anch’esso stampato quest’anno, riguarda la corrispondenza di Secchi con il barnabita padre Francesco Denza, futuro fondatore della Specola Vaticana. Uno dei suoi coautori è padre Sabino Maffeo S.I., anch’egli della Specola, che quest’anno compie 102 anni. È stato lui ad avviare il lavoro che si è concluso con questo volume.
«Ogni anno cerco di ritagliarmi del tempo per stare alla Specola», racconta Chinnici, «dove trovo uno spazio opportuno per studiare e riflettere. La condivisione dei pasti e dei momenti di preghiera scandisce le giornate in quel modo ordinato e regolare che difficilmente si riesce a realizzare nel quotidiano abituale, fatto di autobus, corse, impegni familiari eccetera».