Il 9 luglio 2020 il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha ricevuto presso il Palazzo del Quirinale il Collegio degli scrittori de La Civiltà Cattolica, guidato dal Direttore, p. Antonio Spadaro, in occasione dei 170 anni dalla pubblicazione della rivista. Era presente all’incontro il Preposito generale della Compagnia di Gesù, p. Arturo Sosa, che ha rivolto il suo saluto e il suo ringraziamento al Presidente, seguito dal p. Spadaro che ha pure presentato i gesuiti membri del Collegio. Il Presidente ha quindi rivolto un saluto ai presenti e ha aperto uno spazio di conversazione informale su vari temi di attualità. L’incontro è durato circa 50 minuti, al termine del quale il Presidente ha salutato ciascuno dei padri.
Non è la prima volta che il Capo dello Stato incontra i gesuiti della nostra rivista. Il 21 maggio 2015 venne a trovarci nella nostra sede di Villa Malta al Pincio per una conversazione privata, fermandosi con noi a cena. Ricordiamo quel momento con affetto e gratitudine. Ci ha poi accolti al Quirinale il 16 febbraio 2017 per celebrare la pubblicazione del numero 4.000 della Civiltà Cattolica con una conversazione ampia e profonda, poi pubblicata sulle nostre pagine. Siamo affezionati al Presidente sia per la sua storia personale e il suo legame con la rivista, che conosce da sempre; e lo siamo anche perché per noi rappresenta l’Italia, il nostro amato Paese. In particolare, sentiamo profonda gratitudine per la sua energica difesa della Costituzione.
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«Dopo 170 anni, ci servono occhi nuovi per riconoscere le novità in questa complessa epoca della storia che sta sorgendo davanti a noi. Abbiamo bisogno di un’intelligenza sempre più penetrante», ha detto il padre Generale. «La Civiltà Cattolica ha approfondito la sua missione cercando di assumere sempre più lo sguardo proprio della fede che l’ha ispirata dalla sua fondazione, per aprirsi a una sempre maggiore internazionalità capace di mostrare il multiforme, multiculturale volto di Dio, prendendo un percorso ben diverso dal globalismo, che vorrebbe l’uniformità a beneficio dei mercati senza alcuna sensibilità autenticamente umana, come la pandemia ha chiaramente manifestato», ha proseguito il p. Arturo Sosa.
E, infatti, la rivista che abbiamo consegnato al Presidente è pubblicata in italiano, ma oggi anche in inglese, francese, cinese e coreano. Il gruppo degli scrittori include anche «corrispondenti» da tutto il mondo. La Civiltà Cattolica – ha detto il Direttore al Presidente – vuole essere internazionale, ma «da Roma», da questa città così peculiare e unica. Aspira a diffondere il senso di una universalità che non è riducibile alla globalizzazione. La pandemia ci conferma in maniera paradossale che il mondo è unito e che le barriere sono di cartapesta. Le frontiere portano voci che devono ascoltarsi reciprocamente. Le sfide che abbiamo davanti sono tante.Il Direttore ha affermato che la rivista esclude ogni pretesa che si possa costruire una «civiltà cattolica» incurante della pluralità delle idee. Esclude pure la pretesa che i cattolici possano e debbano costruire la «civiltà» da soli, senza il contributo di chi porta valori diversi, ma validi perché umani. «Come Compagnia di Gesù, responsabile de La Civiltà Cattolica, – ha confermato il padre Generale – rinnoviamo l’impegno di collaborare con tutte le persone e i movimenti costruttori della vera pace».Nella conversazione avuta con il Presidente nel 2017, egli ci aveva ricordato che l’Italia è piena di energie positive e di tante persone che si impegnano con consapevolezza per il bene comune. Abbiamo assicurato al Presidente che intendiamo essere tra queste, pur con tutti i nostri limiti. Vogliamo tenere alta la comune sensibilità democratica e restare fedeli ai principi che ispirano la nostra convivenza, contribuendo alla vita del nostro Paese e a mantenerne solido il tessuto culturale.
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Il Saluto del Presidente ci conferma nel nostro impegno in questa delicata fase storica. Ci onora affermando che La Civiltà Cattolica «è, da sempre, un punto di riferimento», in particolare per il suo contributo «a riflettere e ad affrontare, in maniera adeguatamente approfondita, tutti i problemi che si presentano».
Il Capo dello Stato ci chiede, in particolare, di «sviluppare in profondità il discernimento» al fine di dare concretezza a «una condizione e di un destino comuni, in un mondo che, invece, sembra tentato dall’abbandono delle formule di collaborazione internazionale». In tal senso il fatto che la rivista esca in più lingue da Roma è per il Presidente un forte segno di universalità che – al contrario della globalizzazione regolata dai rapporti di forza – va nel senso della comunanza di destino e di condizioni.