|
La storia coreana ha radici molto antiche ed è molto eloquente. Ci parla di frontiere. E nel tempo queste frontiere – in particolare tra Cina e Giappone – sono state sia porte di scambi pacifici, culturali ed economici, sia trincee, luoghi sui quali si sono esercitate pressioni tragicamente violente. La Corea ha pure incarnato le tensioni della guerra fredda tra la Russia e gli Stati Uniti. Vive ancora incise nel suo territorio le visioni geopolitiche del secondo Novecento. Ma essa è soprattutto terra di tradizioni religiose antichissime e differenti tra loro, come quella sciamanica, buddista e confuciana, che plasmano profondamente la sensibilità di ogni persona religiosa, ma anche la vita sociale. La penisola coreana è terra nella quale l’unità non si oppone alle differenze e non distrugge la diversità, ma la riconosce, la riconcilia e la arricchisce. La Corea per questo è chiamata a un’unità che riconcilia le tante polarità politiche e ideologiche che incarna. Ma anche per questo vive tensioni forti e irrisolte.
In questa realtà complessa troviamo pure un cristianesimo spiritualmente ricco, maturato nel tempo in maniera originale grazie a eruditi laici coreani. Fin dall’inizio del secolo XVII i membri delle ambasciate coreane in Cina incontrarono alcuni missionari gesuiti con i quali discussero questioni religiose. Da loro ricevettero i testi di evangelizzatori dell’Asia, soprattutto del gesuita Matteo Ricci. In particolare, il suo Genuina nozione del Signore del Cielo (1603), in cui il confucianesimo veniva presentato come una via verso il Vangelo.
Questa terra, così ricca di contrasti e armonie culturali, di tensioni geopolitiche, di muri e ponti, oggi è diventata la frontiera del mondo, il punto di frattura e di sutura dei blocchi.
* * *
Il 27 aprile 2018 è la data che sarà ricordata come quella del terzo summit tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il leader nordcoreano Kim Jong-un nella Peace House, parte meridionale del villaggio di confine di Panmunjom. I precedenti incontri erano avvenuti nel 2000 e nel 2007 a Pyongyang. Il 15 giugno 2000 Kim Dae-Jung, presidente della Corea del Sud, incontrò Kim Jong-Il, presidente della Corea del Nord. Entrambi firmarono la dichiarazione congiunta Nord-Sud, con la quale le parti si impegnarono nella ricerca di una soluzione pacifica in vista di una possibile riunificazione. Il 4 ottobre 2007 venne firmata dall’allora presidente Roh Moo-hyun e dal capo della Corea del Nord Kim Jong-il un accordo di pace in otto punti, che prevedeva una cooperazione economica, il rinnovo degli accordi per i collegamenti aerei, stradali e ferroviari e confronti al vertice per dichiarare ufficialmente il termine della guerra e riaffermare il principio di non-aggressione reciproca. Come segno di distensione, le due Coree marciarono unite alla cerimonia di apertura di tre edizioni delle Olimpiadi (Sydney 2000, Atene 2004 e Torino 2006). La stessa cosa si è ripetuta alle Olimpiadi invernali del 2018 in Sud Corea.
Dietro «le» Coree sono sempre apparsi i profili degli Stati Uniti e della Cina. E, d’altra parte, l’escalation nucleare promossa da Kim ha tra i suoi obiettivi un dialogo per quanto possibile «alla pari» con gli Stati Uniti di Trump. Si ha bisogno dunque di capire meglio che cosa stia accadendo oggi e che cosa potrà accadere in futuro, anche perché lo scenario non è quello di un lembo di terra orientale, ma quello globale del mondo.
La Civiltà Cattolica, in questo senso, ha accompagnato le dinamiche della penisola coreana. In questo volume inaugurale della collana «Accènti» abbiamo raccolto alcuni articoli che possono aiutare il lettore a capire «la» Corea. Partiamo dalle riflessioni più recenti per poi riproporre tre articoli del passato che aiutano a comporre lo scenario e a ricordare eventi importanti. La quarta parte esprime l’indole propria della nostra rivista: quella di presentare l’anima di un popolo attraverso le sue espressioni culturali.
* * *
La missione della Chiesa in Corea; il significato remoto e prossimo dell’escalation di tensione che ha al centro la Corea del Nord, considerando anche gli interessi delle grandi potenze; la necessità che tra Santa Sede e Cina cresca una nuova fiducia reciproca dopo le epoche del colonialismo e delle persecuzioni; le grandi sfide positive che il continente asiatico pone alla Chiesa e al mondo: questi alcuni temi di un’ampia conversazione con il presidente della Conferenza episcopale coreana, mons. Hyginus Kim Hee-Joong, che apre il volume. Nel colloquio si dipinge – tra toni chiari e toni scuri – una Corea vitale e vivace, multiculturale e multireligiosa.
Il secondo contributo è un’altra voce coreana, quella di p. Seil Oh, professore di Sociologia presso la Sogang University di Seoul. Nelle sue pagine leggiamo il resoconto delle recenti vicende coreane a partire dalla cosiddetta «rivoluzione delle candele» che ha portato in piazza due milioni di persone e ha cambiato il corso della vita politica del Paese, segnato dalla speranza di un nuovo cammino di integrazione nazionale e di pace.
Il terzo contributo si concentra in particolare sulla paura di un possibile conflitto nucleare alimentata dalle mosse del leader nordcoreano: paura amplificata sia dai media, sia dalle continue minacce di guerra lanciate dai due protagonisti della vicenda, e cioè il presidente Donald Trump, e il leader Kim Jong-un. Ambedue hanno fatto mostra della loro forza: da un lato, la Corea del Nord ha aumentato il numero dei lanci missilistici e la potenza dei test nucleari; dall’altro, gli Stati Uniti hanno inviato nel Pacifico diverse unità aeronavali.
I saggi successivi sono tratti dal nostro archivio e possono aiutare a collocare gli eventi attuali all’interno di una prospettiva temporale più ampia. Il saggio di p. Angelo Macchi ricostruisce la situazione della penisola coreana dalla metà del secolo XX, ricordando la decisione della Corea del Nord di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Già allora si interpretava la decisione nordcoreana come una tacita richiesta di aiuti alla sua economia disastrata e di garanzia di non essere attaccata.
L’articolo successivo punta i riflettori sul trauma della morte del «Caro Leader» nordcoreano Kim Jong-il, avvenuta il 17 dicembre 2011, a 17 anni dal suo insediamento. Si narra quindi come, dopo i 13 giorni ufficiali di lutto, il 29 dicembre, il giovane terzogenito, già prima designato a capo del comitato per i funerali e «Grande Successore», sia stato pubblicamente «incoronato» guida suprema del partito, dell’esercito e del popolo.
Il volume quindi propone un’analisi dell’evento ecclesiale recente di maggior rilievo: il viaggio di papa Francesco in Corea in occasione della VI Giornata della Gioventù Asiatica. Papa Francesco, entrando per la prima volta nella parte orientale del continente asiatico, ha scelto la Corea come «porta». Il viaggio ha messo in luce il rischio che modelli sociali improntati a trionfalismo, benessere e distanza costituiscono per la vita della Chiesa locale. Quindi ha confermato un approccio diplomatico originale, parlando della divisione della penisola coreana e tendendo una mano ai Paesi, come la Cina, con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena. Parlando di evangelizzazione, il Papa ha chiesto di fare un passo avanti rispetto al dialogo, e ha indicato l’«empatia» come atteggiamento fondamentale che porta a cogliere la comunicazione non detta delle speranze, delle aspirazioni, delle difficoltà e di ciò che sta più a cuore alle persone.
* * *
Il volume si chiude con un approfondimento culturale su due figure: lo scrittore Yi Munyol (1948) e il regista Kim Ki-Duk (1960). «Il Figlio dell’Uomo» di Yi Munyol, è un «thriller teologico», come lo definisce l’autore. La vicenda si svolge in Corea. Protagonisti sono due giovani che si propongono di fondare una nuova religione, capace di superare le pretese ambiguità del cristianesimo. Il tentativo è deludente: uno dei due ritorna al cristianesimo, e l’altro lo pugnala. Il romanzo ha forti reminiscenze dostoevskiane.
Di Kim Ki-Duk si presentano tre pellicole: Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003), Ferro 3 (2004) e Pietà (2012). Dal 1996 il regista ha mietuto consensi in vari festival internazionali (Berlino, Venezia, Mosca, Locarno…). Forse la sua poetica può essere ben sintetizzata da una sua dichiarazione: «Per questo faccio film: per tentare di comprendere l’incomprensibile».
* * *
Consegniamo al lettore la riflessione recente fatta fino ad oggi da La Civiltà Cattolica sulla Corea con una speranza: riproporre testi significativi del nostro archivio da rileggere col senno di poi per capire un po’ meglio il presente.